Nessun taglio ma tasse "ecologiche" per reperire nuove risorse da impiegare nella scuola. È quanto spiega il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti in un'intervista al Corriere della sera, illustrando le modalità attraverso le quali il governo sta cercando di reperire i 3 miliardi da lui richiesti, due per la scuola e uno per l’università. Quali sono le tasse ecologiche proposte dal ministro? «Tasse differenziate alle aziende: se si imbottiglia una bibita nella plastica si paga di più, con il vetro si paga di meno. È un ragionamento che è cominciato», dice. Ciò che gli fan ben sperare che «ci sia la buona volontà per trovar e quelle risorse tre miliardi, appunto che sono necessarie per far ripartire il mondo della scuola, dell’università e della ricerca». Denaro da reperire anche attraverso quelle che sono le sue proposte più note: «Fisco intelligente attraverso una rimodulazione dell’Iva su consumi dannosi alla salute e all’ambiente, in particolare una sugar tax ed una tassa di scopo sui voli aerei. Proposte che sono state non solo criticate - aggiunge Fioramonti -, ma anche messe in ridicolo dall’opposizione, nonostante leggi del genere ci siano nei Paesi più avanzati». «La sugar tax e la tassa di scopo sui voli aerei sono due proposte, ma si sta ragionando anche su altre tasse che possiamo definire virtuose perchè indirizzano verso comportamenti ecologici e sostenibili». Ciò che gli fan ben sperare che «ci sia la buona volontà per trovar e quelle risorse tre miliardi, appunto che sono necessarie per far ripartire il mondo della scuola, dell’università e della ricerca». Quanto poi alle modalità di impiego dei 3 miliardi, Fioramonti li utilizzerebbe «per rinnovare il contratto dei docenti, sostenere i servizi nelle scuole, intervenire in modo massiccio sul sostegno, perché continuiamo ad aver e troppe cattedre scoperte e un danno enorme a migliaia di giovani con disabilità e alle loro famiglie» mentre per l’università si tratta di «rilanciare la ricerca di base, aumentare i concorsi per i ricercatori, sostenere le accademie e i conservatori e investire in innovazione, senza la quale non ci sarà alcuno sviluppo. I fondi si stanno trovando, ho fiducia che finalmente cambieremo passo». Per le dimissioni, se tutto ciò non dovesse trovare accoglienza, il ministro ribadisce di aver messo «in gioco il mio mandato perché sia chiara la necessità di invertire la tendenza. Gli altri grandi Paesi europei puntano sull'istruzione per rilanciare l’economia mentre noi, tagliando di anno in anno gli stanziamenti per la scuola, abbiamo frenato la crescita».