Diminuire le tasse sui prossimi rinnovi contrattuali, che interesseranno milioni di lavoratori, a partire da metalmeccanici e dipendenti pubblici. È una delle ultime novità allo studio del governo in vista della manovra, che darebbe una spinta in più, non così onerosa, al taglio del cuneo fiscale, per il quale al momento sono stanziati 2,5 miliardi. Troppo pochi, secondo i sindacati, per un intervento efficace. Ma è difficile, in sole 48 ore, trovare altre risorse visto che all’appello, solo per finanziare gli interventi già annunciati, mancano almeno 3 miliardi. È partita, insomma, la corsa contro il tempo per chiudere la manovra, almeno nelle sue linee generali, e riuscire ad approvare già lunedì non solo il documento programmatico da inviare a Bruxelles, che comunque conterrà già gli effetti sui conti delle misure, ma anche lo schema vero e proprio della legge di Bilancio e del decreto fiscale, che conterrà il grosso del piano anti-evasione. Il premier, Giuseppe Conte, ne ha parlato a lungo in mattinata con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ma slitta al weekend, probabilmente a domenica, il vertice con tutti i capidelegazione, che si dovrebbe tenere per sciogliere gli ultimi nodi, a partire dalla stretta, annunciata dal M5S, sul carcere per i grandi evasori. Nel piano elaborato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, accanto alla confisca dei beni per i grandi evasori, come si fa per la mafia, c'è un inasprimento complessivo delle pene, con il carcere fino a 8 anni (oggi il massimo è di 6 anni per i reati fiscali) e un generale abbassamento delle soglie di evasione oltre le quali scatta il penale. Piano che però lascerebbe abbastanza freddi gli alleati: «C'è una valutazione in corso. Il carcere per gli evasori è già previsto. Vedremo» si limita a dire il viceministro Dem all’Economia, Antonio Misiani, mentre esprime espliciti «dubbi sull'ennesimo aumento delle pene» il capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Alfredo Bazoli, perché "l'esperienza insegna non hanno alcuna efficacia dissuasiva sui comportamenti illeciti». Poco entusiasmo si registrerebbe anche tra le fila di Leu, mentre da Italia Viva Luigi Marattin si dice «non contrario in principio» ma invita a lasciare da parte «gli slogan» e a concentrarsi sulla vera emergenza, cioè processi più veloci. La soluzione, prospettata dal segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, potrebbe essere quella di togliere dal tavolo della manovra questo tema, rinviandolo ad un provvedimento ad hoc, una «delega sull'evasione fiscale». Il cantiere comunque è ancora apertissimo: nel decreto fiscale, se non dovesse entrare il carcere per gli evasori, potrebbe invece trovare posto la norma per rendere operativa la web tax. Ma anche la proroga dei bonus per spingere l’edilizia, da quelli sulle ristrutturazioni, all’ecobonus, fino allo sconto sul verde, per rimettere a nuovo giardini e terrazzi. Mentre sarebbe la manovra la sede per affrontare l'azzeramento dell’Irpef agricola, chiesta dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova. E, con ogni probabilità, il provvedimento con cui introdurre la detassazione degli aumenti salariali. Il tema è stato al centro di un incontro al Mef con i sindacati e la titolare del Lavoro Nunzia Catalfo. La proposta, caldeggiata da Cgil, Cisl e Uil, è arrivata dallo stesso ministero del Lavoro e rappresenterebbe una spinta a chiudere i contratti e ad aiutare lo sblocco delle trattative. Sarebbe anche una via indiretta per abbassare, di fatto, il cuneo, prevedendo per questa parte della retribuzione aggiuntiva una aliquota fissa al 10%.