Gli effetti della riforma che taglia i parlamentari ha ripercussioni sulle regioni medio piccole che, specie al Senato, non eleggeranno parlamentari di tutte le opposizioni, visto il nostro sistema tripolare.
Tra le regioni più penalizzate, alla Camera, c’è anche la Sicilia che passa da 25 a 15 deputati nel collegio 1, con una perdita del 40 per cento; nel collegio 2 il calo è da 27 a 17 deputati e una riduzione del 37%.
Alla Sicilia va meglio al Senato: gli eletti saranno 16 contro i 25 attuali, e un calo del 36% (contro il 57,1 di Umbria e Basilicata; il 42,9 del Friuli Venezia Giulia, il 42% dell’Abruzzo, il 40% della Calabria).
La variazione percentuale del taglio degli eletti e' simile ma non uguale per tutte le regioni e naturalmente non ha toccato la piccolissima Val D'Aosta che avendo già oggi un solo parlamentare non potrebbe scendere a zero. L'altra regione piccola, il Molise, ne perderà invece uno su tre.
La riforma taglia il numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200, mantenendo quelli a vita. Come ogni riforma costituzionale può ora essere sottoposto a referendum confermativo se lo chiederanno 126 deputati o 64 senatori o cinque Consigli Regionali o 500.000 elettori; se tra tre mesi nessuno lo chiedera la riforma sarà promulgata e sarà valida dalla prossima legislatura.
L'istituto dei senatori a vita rimane, fissandone a cinque il loro numero massimo (finora cinque era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all'estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4.
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