Martedì 05 Novembre 2024

Pure l'antimafia senza fondi, Musumeci: "Sicilia nel baratro per colpa di altri"

Nello Musumeci e Gaetano Armao

La Regione è senza soldi e blocca tutte le spese: restano a secco teatri, enti e fondazioni, anche le associazioni antimafia. Nessuno potrà avere i fondi attesi quest'anno e non ci sono certezze anche per l'anno prossimo. In questo momento sono disponibili solo le risorse per coprire le obbligazioni dei capitoli di bilancio finanziati con l'ultima manovra, ecco perchè con una lettera il presidente della Regione Nello Musumeci ha chiesto al presidente dell'Assemblea siciliana, Gianfranco Miccichè, di "congelare" i finanziamenti previsti nel "Collegato" per i quali occorrevano 40 milioni. E si ipotizza, addirittura, di bloccare la spesa se la Corte dei conti - responso a metà ottobre -dovesse confermare il maggiore disavanzo per 1 miliardo di euro, di cui 400 milioni scoperti in piena estate. Intanto, non si arresta la pioggia di critiche. E oggi intervengono duramente Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone, e Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre. “La decisione, presa all’unanimità dalla quinta Commissione dell’Ars, di stralciare dal Collegato la norma che prevedeva i finanziamenti per le associazioni e le fondazioni antimafia mette a rischio l’esistenza stessa di enti che quotidianamente sono impegnati nell’opera di sensibilizzazione della società civile e di educazione dei giovani sui temi della legalità e della lotta alla mafia - si legge in una nota -. Spiace che, soprattutto in una terra come la Sicilia, che più di altre ha sofferto e soffre la presenza della criminalità organizzata, nonostante i ripetuti impegni pubblici di esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni a sostegno del nostro lavoro, si sia pensato di sacrificare fondi vitali per la nostra attività”. In questo clima il dipartimento Economia lavora alla nuova manovra, che sarà di tagli. In base al decreto legislativo 118 del 2011 sull'armonizzazione del sistema contabile, la Regione dovrà coprire il maggiore disavanzo nell'esercizio corrente ma questo provocherebbe il default; probabile che il governo si avvalga della possibilità di spalmare il disavanzo sul triennio, ma anche in questo caso saranno necessari sforbiciate e sacrifici notevoli, compreso, anche se non c'è alcun sentore al momento, l'incremento dell'addizionale Irpef, dell'aliquota Irap per le imprese e delle imposte su concessioni e autorizzazioni. Musumeci se la prende con i suoi predecessori "Questa vicenda finanziaria non si può iscrivere al mio governo - commenta -. Nessuno può dire io non c'entro, riguarda i governi degli ultimi trent'anni, centrodestra e centrosinistra". E accusa iCrocetta: "Se nel 2015 avesse fatto il proprio dovere spalmando l'intero disavanzo in trent'anni noi oggi non avremmo ulteriormente appesantito il bilancio della Regione". Al momento, il disavanzo definitivo accertato è pari a 7,3 miliardi di euro, un miliardo in più rispetto a quello dell'anno scorso. Dei 7,3 mld, 6,286 miliardi sono già stati spalmati in gran parte nei bilanci dei prossimi trent'anni. Rimane il miliardo di euro che non può essere redistribuito nel trentennio ma va coperto entro la fine della legislatura. Il governo Musumeci ha affidato a una società l'analisi dei residui attivi e passivi di tutti i bilanci della Regione degli ultimi trent'anni "per avere un quadro definitivo rispetto all'obiettivo di fare un'operazione verità sui conti". Si teme che in realtà il disavanzo, per via della montagna di residui attivi e passivi con i quali in passato venivano "drogati" i bilanci, sia ben superiore. "Speriamo in una corale mobilitazione per tirare fuori la Sicilia dal baratro in cui altri l'hanno costretta - dice Musumeci - E invece qui qualcuno vuol tentare il gioco maldestro di farsi una verginità politica. Qualcuno da carnefice vuol far finta di diventare vittima. Sapevo che il popolo siciliano ha nel codice genetico l'innata vocazione alla teatralità ma questo significa seminare sbigottimento e incertezza tra la gente. Forse ho fatto fin troppo il presidente istituzionale, sono cattolico ma ho due sole guance. Da ora non faccio più sconti a nessuno".

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