Un patto con la nuova Europa su migranti e crescita, i due nodi più spinosi su cui si gioca il futuro del governo giallorosso. Ottenuto il voto di fiducia dal Parlamento, Giuseppe Conte vola a Bruxelles nella sua prima visita all’estero dopo il bis, dove incassa parole di stima e amicizia dai leader delle istituzioni Ue e la disponibilità ad affrontare insieme le grandi sfide che l’Italia ha di fronte. In valigia il premier porta i dossier immigrazione e conti pubblici, ma anche la proposta di un 'Patto con l’Europà, per rendere l’Italia un Paese digitalizzato, verde e votato all’economia circolare, per una crescita sostenibile che «crei occupazione» e «riduca il debito», in piena sintonia col programma della legislatura comunitaria nascente di Ursula Von der Leyen. Contenuti che il premier mette sul tavolo degli incontri con i presidenti di Commissione e Consiglio europeo entranti ed uscenti - von der Leyen, Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e Charles Michel, e con il leader dell’Eurocamera David Sassoli - ottenendo sostegno, a partire dalla questione degli sbarchi, che nell’era post-Salvini sono una delle questioni più delicate sul tavolo dell’alleanza M5S-Pd. Se l’Unione vuole togliere terreno al sovranismo, indebolendo il cavallo di battaglia cavalcato per mietere consensi, serve che ora dia prova della sua volontà di essere davvero al fianco dell’Italia. La posta in gioco è altissima. E Parigi e Berlino, che spingono per arrivare ad una soluzione sulla ripartizione dei migranti salvati in mare, lo sanno bene. A riprova arriva l’endorsement della portavoce del governo francese, Sibeth Ndiaye, alle parole di Conte sulla necessità di «superare il regolamento di Dublino» e di «rafforzare» Frontex, per accelerare sui rimpatri. «Ho avuto la massima disponibilità a trovare subito un accordo, ancorché temporaneo. Lo modificheremo, lo stabilizzeremo, ma dobbiamo uscire dai casi emergenziali affidati alla sola Italia», spiega Conte, ora alle prese con la situazione della Ocean Viking. «Adesso dobbiamo definire un po' i dettagli. Sicuramente l’Italia vuole che anche in questo meccanismo temporaneo ci sia sostanziale condivisione. In prospettiva, quando lo perfezioneremo, avremo probabilmente dei Paesi che saranno riluttanti. C'è consapevolezza però che chi non parteciperà ne risentirà molto sul piano finanziario, in modo consistente. Se siamo in Europa tutti devono partecipare a meccanismi di redistribuzione - avverte - e quindi un meccanismo di solidarietà non può essere disatteso, se non a grave prezzo». I quattro dei Visegrad, Ungheria in testa, sono avvisati. Una presa di posizione che incassa, quasi in diretta, il plauso del segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Bene Conte che ha posto con chiarezza il tema della riforma del regolamento di Dublino in Europa trovando la convergenza di Von der Leyen». L’occasione per portare a casa un primo risultato sostanziale sulla ridistribuzione dei migranti sarà tra fine settembre e ottobre, con il minisummit di Malta (a cui partecipano Francia, Germania, Italia, Malta, Finlandia e Commissione Ue) ed il Consiglio Affari Interni di Lussemburgo. E Bruxelles è pronta a dare tutto il suo «supporto finanziario e operativo». Ma Conte all’Europa propone anche un «patto» sull'economia, chiedendo tempo, con l’obiettivo di «ridurre il debito" attraverso «una crescita ragionata e sostenibile», tenendo «i conti in ordine». L’idea è quella di «una stagione riformatrice" che perciò «non si esaurisce in qualche mese», per «rendere l'Italia digitalizzata, orientare il sistema industriale verso una green economy, e incrementare l’occupazione, ponendo «grande attenzione sul mezzogiorno», con un «piano di intervento che sia nel segno della straordinarietà». Un piano che a Bruxelles piace, con Juncker che fa sapere: "L'Italia può contare sulla solidarietà ed il sostegno della Commissione europea su tutta la linea». ANSA