Diverse i punti della manovra di un eventuale governo M5s-Pd. Eliminazione dell'aumento dell'Iva, riduzione delle tasse intervenendo sul cosiddetto cuneo fiscale, per alleggerire la differenza tra quanto paga un imprenditore e quanto intasca un lavoratore. E poi: risorse per il Reddito di Cittadinanza da migliorare nei meccanismi per favorire le politiche attive del lavoro; investimenti per l’ambiente da realizzare in deroga ai vincoli Ue e una maggiore lotta all’evasione con un maggior ricorso agli strumenti elettronici per la tracciabilità dei pagamenti come la e-fattura. Ipotesi, idee, progetti: troppo presto perchè ci siano accordi, ma certo i temi cominciano ad essere sul tavolo. E anche le cifre. La manovra parte da un minimo di 23 miliardi, per sterilizzare gli aumenti dell’Iva già previsti a partire dal primo gennaio, ed è destinata a lievitare a 30 miliardi con le cosiddette spese inderogabili, per poi salire ancora fino a 35-40 miliardi se si vuole attuare il taglio delle tasse attraverso il cuneo fiscale. Si parte poi da una convinzione di fondo, quella un nuovo rapporto senza strappi con la commissione Ue, dalla quale ci si aspetta un occhio benevolo. Non va dimenticato che la neo presidente Ursula von den Leyen è stata votata sia dal Pd, sia dal M5s. Sminare gli aumenti Iva è il primo passo inevitabile e che spaventa. Trovare i 23 miliardi necessari non sarà proprio una passeggiata di salute. Al Ministero dell’Economia i tecnici erano già al lavoro per setacciare i possibili risparmi. Sul fronte politico si pensa di poter ridurre in modo mirato alcune tax expenditure, di limare i sussidi ambientali per adeguarli ad un contesto decisamente mutato e di spingere sulla lotta all’evasione implementando le possibilità concesse dalla fattura elettronica e da altri strumenti di tracciabilità. La riduzione della soglia dei pagamenti contanti, ad esempio, è un punto di sicura convergenza tra le due forze politiche. E, poi, potrebbe comunque esserci un riequilibrio dell’Iva su alcuni prodotti. Ma il vero guanto di sfida, per quella che sarà anche una battaglia mediatica con la Lega di Matteo Salvini, è sulle tasse. I leader leghista invoca le urne assicurando di aver già pronta una manovra da 50 miliardi per introdurre anche la Flat Tax. La risposta giallo-rossa per il calo delle tasse passa invece attraverso il cuneo fiscale. Pentastellati e democratici puntano su questo strumento per ridurre la pressione fiscale, alleggerendo insieme il costo del lavoro. Ed è un punto ben visto anche dalle parti sociali, dalla Confindustria ai sindacati. Il Reddito di Cittadinanza, certo, non si tocca, anche per il Pd. Ma si vorrebbe implementare le norme per favorire politiche attive sul lavoro, che favoriscano l’occupazione. Potrebbe entrare in stand by, invece, il progetto di salario minimo, che si voleva varare in tandem con il taglio del cuneo: le ricette di Pd e M5s non coincidono ma, soprattutto, il tema è anche tra i progetti della nuova Commissione Europea e quindi si potrebbe su questo attendere una maggiore armonizzazione tra i Paesi. Il rapporto con l’Europa sarà uno snodo fondamentale. Quale sarà la filosofia che guida la nuova commissione Ue è tutto da scoprire. Ma certo l’aspettativa di un nuovo approccio non è solo legata alla possibile uscita del "sovranista" Salvini dal governo. Il contesto europeo, con il rallentamento economico che interessa soprattutto la Germania, imporrà politiche anticicliche, meno veti e più deroghe alle stringenti regole Ue. E, se è vero che il tema ambientale è molto avvertito a Bruxelles, l’idea che sembra prendere piede è quella di convogliare gli investimenti in chiave ambientale chiedendo che la commissione riconosca una sorta di 'golden rulè che li tenga fuori dal conteggio del deficit pubblico.