"Discontinuità": è quella che il segretario del Pd Nicola Zingaretti proporrà domani alla Direzione del partito, come condizione per intraprendere una trattativa con M5s per dar vita ad un nuovo governo. Una discontinuità innanzitutto di linea politica su punti come i decreti sicurezza, ma anche sui nomi a partire da quello del premier Giuseppe Conte, che non potrebbe esser lui a guidare l'esecutivo giallo-rosso, senza tuttavia escludere ruoli alternativi importanti come quello di Ministro degli Esteri. Subito dopo l'intervento del presidente del Consiglio in Senato, Zingaretti, in una nota, ha ribadito quello che in Aula hanno affermato i senatori Dem (Franco Mirabelli, Luigi Zanda, Matteo Renzi, Andrea Marcucci), cioè la "condivisione" del duro giudizio su Salvini. Ma ciò che non è piaciuto al segretario Dem è "l'autoassoluzione" di Conte: "Perché attendere la mozione di sfiducia della Lega - ha chiesto Zingaretti - per denunciare" le cose attribuite a Salvini? Senza contare i "disastri" fatti da governo su "economia, lavoro, crescita e sviluppo". Insomma un giudizio secco su Conte, condiviso da altri interventi di senatori Dem in Aula. Un 'no' di Zingaretti - è stata l'interpretazione - ad un eventuale Conte bis; il che non impedirebbe per lui un ruolo diverso, magari alla Farnesina, visto che uno dei punti programmatici dell'eventuale nuovo esecutivo sarebbe l'europeismo. Certo, come ha detto in Aula Luigi Zanda, per il Pd "il populismo è cosa diversa dal sovranismo", quindi i Dem sono pronti a dialogare con M5s. La Direzione di mercoledì mattina darà il mandato a Zingaretti per aprire l'eventuale trattativa dopo le consultazioni al Quirinale di Mattarella. Il Pd non si dovrebbe presentare con il cappello in mano ma chiedendo una "discontinuità" rispetto al governo giallo verde. Innanzi tutto eliminando le parti "incostituzionali" dei due decreti sicurezza; in positivo - e qui l'intesa sembra più facile - investimenti nelle politiche ambientali, nella scuola, nella sanità, il taglio del cuneo fiscale, oltre alle risorse per sterilizzare l'aumento dell'Iva. Se l'intesa non dovesse andare in porto, ha spiegato la senatrice Roberta Pinotti, questa diverrebbe la piattaforma elettorale per le urne che potrebbero arrivare a fine ottobre. Zingaretti, infatti, rimane cauto sull'esito delle trattative con M5s. Se è vero che nel Pd c'è un partito favorevole alle urne, aumentano i favorevoli a un nuovo esecutivo con M5s, che aprirebbe scenari interessanti anche per le ravvicinate elezioni regionali in Umbria, Calabria ed Emilia Romagna. Favorevolissimo a una intesa con M5s è Matteo Renzi, soddisfatto della svolta che ha impresso a questa crisi: "Ho portato la palla sin qui, ora non sono più centrale" si schermisce. Non vuole nemmeno dire la sua sul futuro premier, nemmeno su un eventuale Conte bis ("non apro bocca") ma garantisce che né lui né Luca Lotti e Maria Elena Boschi entreranno nell'eventuale governo.