Il Partito Democratico siciliano è sempre più spaccato. La possibile alleanza con M5s, paventata da una parte del partito, e l'annullamento dell'elezione del segretario siciliano, Davide Faraone, hanno allargato la faglia fra l'ala renziana e quella vicina all'attuale leader Nicola Zingaretti. E tra Sicilia e Roma è ormai scontro aperto. La segreteria nazionale ribatte e smentisce le parole di Faraone, che sostiene di essere stato fatto fuori perché contrario a un'ipotetica intesa con i Cinquestelle. «Il commissariamento del partito siciliano non è politico - scrive in una nota il responsabile organizzazione Pd Stefano Vaccari -. La commissione di garanzia si è pronunciata esclusivamente sulla procedura che ha portato alla proclamazione di Faraone segretario che è risultata palesemente viziata. Il commissario non ha nessun mandato politico per l'alleanza con i grillini o con qualsiasi altro soggetto politico. Le conclusioni della Direzione nazionale sono state chiare. Le scelte politiche locali saranno prese dai siciliani con un congresso da fare al più presto». E a Vaccari, risponde a sua volta, l'esponente dem siciliano Antonio Rubino: «Il monito del responsabile dell’organizzazione appare confuso perché, pur di attaccare ancora Davide Faraone e i non allineati all’area Zingaretti, non si è accorto che a volere il dialogo con i grillini è il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo e gli altri zingarettiani siculi».