"Ho sentito dire che c'era questa promessa di 30mila euro ma non sono in grado di dire se questa fosse solo un’intenzione di Arata o se Siri ne fosse a conoscenza". Lo ha spiegato Manlio Nicastri, figlio di Vito, "re" dell’eolico, al gip Emanuela Attura durante l’incidente probatorio chiesto dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta per corruzione a carico del senatore leghista Armando Siri e dell’ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata. Al centro della vicenda, l’intercettazione ambientale del 10 settembre 2018 nella quale Arata, a proposito dell’approvazione di un emendamento sull'eolico, dice a Manlio Nicastri «gli do 30 mila euro perchè sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico... Gli do trentamila euro... è un amico come lo fossi tu, però gli amici mi fai una cosa e io ti pago». Ma prima di Manlio Nicastri, il gip Attura ha raccolto la versione del padre Vito: il boss dell’eolico in Sicilia, che all’epoca dell’intercettazione si trovava agli arresti, si è limitato a confermare le parole del figlio circa la volontà di Arata di promettere un compenso a Siri se l’emendamento sul minieolico fosse passato. Sull'esito dell’incidente probatorio di questa mattina nessun commento da parte della procura. Gli inquirenti, però, leggono come un punto a favore dell’accusa (da usare in caso di processo) il fatto che Manlio Nicastri e il padre, sentiti come testimoni, non abbiano smentito affatto la frase attribuita ad Arata, intercettata a suo tempo dagli investigatori della Dia di Trapani e usata dai pm della capitale per contestare l’ipotesi di corruzione allo stesso ex deputato di Forza Italia e al senatore leghista Armando Siri.