Non è più il segretario del Pd in Sicilia, e allora Davide Faraone si autosospende dal partito. Continuerà le sue battaglie da senatore Dem «contro questo governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle». L’annuncio amaro del renziano che nell’isola è stato segretario per 7 mesi prima che la Commissione nazionale di garanzia del Nazareno ne annullasse la nomina venerdì, è scritto a metà di un lungo post su Facebook. Alla sesta riga, invece l’attacco contro la decisione: "In punta di diritto è una follia". Dopo la 'sentenza' che ha accolto il ricorso che avevano presentato i siciliani dell’area vicina al segretario nazionale Nicola Zingaretti, la breccia nel partito si fa più profonda. Sconfina nel 'Contintente' e riacutizza le divisioni interne in uno scontro tra renziani e "il nuovo Pd" del governatore del Lazio. È il capogruppo a Palazzo Madama (e renziano) Andrea Marcucci a schierarsi per Faraone, sfidando di nuovo Zingaretti e stringendolo all’angolo: aveva invocato una sua parola contro il «diktat» della commissione, ora gli chiede chiarimenti nella direzione del Pd del 26 luglio. "Venerdì in Direzione Zingaretti dovrà spiegare per bene cosa ha spinto la commissione di garanzia ad assumere una decisione così pesante a maggioranza". E affonda il colpo: "Il segretario predica l’unità e il superamento delle correnti, ma troppo spesso è condizionato dalla sua". L’area vicina a Renzi punta i piedi, convinta che "la ferita non può essere derubricata a questione locale". Del resto secondo il parlamentare palermitano che fu sottosegretario sotto Renzi e Gentiloni, è questione profondamente politica. "Evidentemente al 'nuovo Pd’ danno fastidio le battaglie che ho fatto. O la richiesta della mozione di sfiducia a Salvini, contro il quale ho schierato il Pd siciliano a testa alta", scrive. E infierisce: "Ma il nuovo Pd non ha voglia di sfiduciare Salvini, avendo come priorità quella di sfiduciare me". Per i Garanti invece la politica non c'entra: "Mai preso alcuna decisione politica", sottolinea Silvia Velo, presidente della Commissione che poi elenca le regole violate, in sintesi il non voto degli iscritti e l’assenza delle primarie. Faraone era stato eletto in Sicilia il 13 dicembre, dopo l’annullamento delle primarie perché rimasto l’unico in corsa, dopo il ritiro di Teresa Piccione (area Zingaretti). La commissione ora fa notare come, a norma di statuto regionale siciliano, gli iscritti eleggono il 40% dell’assemblea regionale (e qui non hanno votato) e non sono stati usati i moduli previsti né presentate le firme per le liste.