Altolà del Tesoro sui minibot. La Lega insiste sulla possibilità di ricorrere a questi titoli per pagare i debiti della Pubblica amministrazione, ma il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, li boccia. «È una cosa che sta nel loro programma: il ministero dell’Economia ha girato un parere negativo», afferma a margine del G20 finanziario di Fukuoka, in Giappone.
Che i minibot presentino «qualche criticità» lo ammette anche il premier Giuseppe Conte in una intervista. Ma le parole di Tria non devono piacere ai due vicepremier, che lo attaccano: «Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot, il Mef ne trovi un altro. Ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli», dice Luigi Di Maio; e Matteo Salvini: «Si può discutere, è una proposta, ma il fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati e di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti di imprese e famiglie deve essere chiaro a tutti, in primis al ministro dell’economia. È una questione di giustizia».
Una difesa dei minibot arriva anche al convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria, a Rapallo, dal leghista e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti: i minibot - sostiene - «non sono né l’anticamera dell’uscita dall’Europa né dall’euro». Sono, dice, «semplicemente un tentativo di risolvere un problema», il debito della Pubblica amministrazione, «che non abbiamo creato noi», tiene a sottolineare.
Non manca di tornare sul paragone usato dagli stessi imprenditori tra i minibot ed i soldi del Monopoli. Mentre il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dallo stesso convegno, rimarca che «non è opportuno aumentare il debito» pubblico italiano.
«Al Monopoli giocavo anche io da piccolo: si gioca minimo in due e fino a sei, ho studiato bene le regole, e se dai fiducia alla moneta, questa acquista valore», afferma Giorgetti parlando dal palco. E comunque, sottolinea, non è una proposta "imprudente», ma «è evidente che sia da discutere e da condividere».
Il tema scalda anche la politica, con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che invita Tria a «trovare i soldi per i debiti della P.a» e la presidentessa dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini che chiede al governo di chiarire e ammonisce sul pericolo che potrebbero rappresentare i Minibot. Giorgetti risponde anche ad un altro richiamo di Confindustria, ripreso dai Giovani imprenditori, convinta che si debba evitare una guerra con le istituzioni europee:
«Non dobbiamo fare uno scontro contro l’Europa, ma portare lo scontro all’interno dell’Europa», difendendo gli interessi nazionali, come fanno altri Paesi, a partire dalla Germania e dalla Francia, dice il sottosegretario richiamando al riguardo l'ultimo caso delle mancate nozze tra Fca e Renault. Resta aperta la questione di un commissario italiano a Bruxelles: «Possiamo rivendicarlo. L’Italia è un grande Paese, non ci dobbiamo piangere addosso», afferma ancora Giorgetti (sul cui stesso nome potrebbe ricadere una proposta).
L’interesse dell’Italia è comunque di avere un commissario in materie economiche ("e non in filosofia applicata"), alla Concorrenza o all’Industria, entrambe «figure interessanti». Su questo punto è forte il pressing anche degli imprenditori: "Non vorremmo che per qualche decimale di flessibilità e con la scusa della procedura di infrazione, l’Italia non abbia, non ambisca ad un commissario di rango, di primo livello all’interno dell’Ue», che è «una priorità», avverte Boccia.
«Non facciamoci mettere all’angolo» dalla procedura di infrazione, rimarca, che «non è nell’interesse nazionale». Le altre priorità per il Paese restano le immutate: aumentare la crescita e ridurre il debito e il deficit, far partire i cantieri e puntare ad una «visione di sviluppo più ampia» per l’Italia: è quest’ultima la «sfida alla politica» che rilancia. come passaggio successivo rispetto al contratto di governo.
L’idea di un Patto per la crescita, lanciata dall’assemblea annuale, «non è stata colta. Se avessimo la consapevolezza del momento delicato che viviamo, dovremmo recuperare quel senso e quello spirito di comunità. Noi lo abbiamo fatto nel Patto della fabbrica con Cgil, Cisl e Uil». Perché in momenti così, ammonisce Boccia, «la parti si compattano e non si dividono».
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