L'ombra della crisi di governo si aggira a Palazzo Chigi. C'è perfino qualcuno nella maggioranza che minaccia il voto a giugno. Ma quando? Due le date possibili, almeno sulla carta: il 23 o il 30. Dunque, visto che la legge impone che la campagna elettorale duri non meno di 45 e non più di 70 giorni, l'ultima data utile al presidente della Repubblica per sciogliere le Camere e mandare l'Italia al voto a giugno è il 14 maggio. Restano dunque meno di quattro settimane per imboccare la prima finestra elettorale del 2019 nel caso lo scontro tra M5s e Lega deflagrasse in crisi di governo. E non mancano i precedenti, visto che alle Politiche si è già votato il 26 e 27 giugno del 1983.
Intanto, a parlare sono i sondaggi, che vedono la Lega attestarsi come primo partito italiano, con percentuali che arrivano a sfiorare il 37%. Al momento le ipotesi di voto anticipato sono, appunto, solo suggestioni, come quella che vedrebbe lo showdown nel governo solo dopo la "conta" delle elezioni europee del 26 maggio. In quest'ultimo caso, dando per scontato che nessun contendente (e neanche ai più alti livelli istituzionali) immaginerebbe una chiamata alle urne in piena estate, uno scioglimento delle camere, dopo l'avvio di una ipotetica crisi, ci potrebbe essere nei primi giorni di settembre. Con l'apertura di una finestra per il voto tra le ultime due domeniche di ottobre (20 o 27).
La crisi potrebbe passare da un voto del Parlamento e dalla verifica dell'esistenza di una maggioranza alternativa. Solo quando il presidente della Repubblica verificasse che non ci sono più margini per far proseguire la legislatura, potrebbe decidere di sciogliere il Parlamento. Al netto di considerazioni politiche sull'opportunità di un voto in piena estate, un'altra finestra utile per il voto potrebbe essere quella di settembre, con campagna elettorale agostana, ipotesi mai verificatasi finora.
Il voto a ottobre avrebbe altri aspetti critici. La necessità di mettere in sicurezza i conti pubblici con la manovra economica, ha sempre visto i presidenti della Repubblica contrari a elezioni nel corso della sessione di bilancio.
Situazione quest'anno ancora più complicata dalla formazione della nuova Commissione europea in autunno e dalla necessità di esprimere il Commissario italiano. I sondaggi danno intanto la Lega saldamente primo partito in Italia. L'ultimo in ordine cronologico (Ipsos) la accredita di un 36,9%, in crescita; mentre, per quanto riguarda gli altri grandi partiti, il M5s sarebbe secondo con il 22,3%, in calo. A seguire il Pd con il 18,7%, Forza Italia con l'8,7% e Fratelli d'Italia con il 4,6%.
Salvini ribadisce che non ha alcuna intenzione di far saltare il governo. "Non ci penso neanche. Ho, anzi abbiamo, ancora troppe cose da fare", ribadisce il leader della Lega, Matteo Salvini, che, intervistato da QN, aggiunge: "Mi auguro che qualcuno non voglia far saltare il tavolo per interessi di partito. Io non ho intenzione né di andare a votare prima del previsto, né di tornare al passato".
"Io - afferma - non rispondo alle provocazioni. E ai miei ho detto di fare altrettanto. Di abbassare i toni. Certo che se personaggi come Fico mi danno del fascista e del razzista...".
La sua pazienza ha un limite? "Per adesso porto pazienza". Salvini torna poi sull'inchiesta che coinvolge Siri: "Rispetto la magistratura che indaga, ovviamente. Ma stiamo parlando di un'ipotesi di presunti soldi promessi per un emendamento che non c'è mai stato", e quanto alla richiesta da parte del M5S di dimissioni "vorrei intanto ricordare che in un Paese civile ciascuno è innocente fino a prova contraria. E pretendere le dimissioni all'inizio degli accertamenti della magistratura non è da Paese civile. Se così non fosse, perché la Raggi non si è dimessa quando è stata indagata? È rimasta sotto indagine per due anni, poi è stata assolta. E se si fosse dimessa?".
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