L'indagine sul sottosegretario ai Trasporti Armando Siri provoca subito reazioni nel mondo della politica. Il primo a intervenire è il vicepremier Luigi Di Maio il quale lo invita a lasciare l'incarico.
"Sarebbe opportuno che il sottosegretario Siri si dimetta. Gli auguro di risultare innocente e siamo pronti a riaccoglierlo nel governo quando la sua posizione sarà chiarita".
Dello stesso avviso il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra: "Le ipotesi di indagini che coinvolgono il sottosegretario Siri, se confermate, sono inquietanti e gravi. Il presunto legame con Vito Nicastri è un'ombra pesante perché Nicastri, agli arresti domiciliari, è l'imprenditore che risulta aver coperto e finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. È lapalissiano questo filo che lega mafia e palazzi e ribadisco che, se accertato, risulterebbe di una gravità senza precedenti".
Morra aggiunge: "Proprio ieri la Commissione ha trasmesso il nuovo Codice di autoregolamentazione, ed a mio avviso è doveroso che la politica si ponga la questione morale anticipando codici o leggi. La richiesta di dimissioni avanzata da Luigi Di Maio mi trova pienamente concorde. Ora è il momento di lasciar lavorare serenamente la magistratura che deve sentire la vicinanza e il sostengo di tutte le istituzioni e delle forze politiche".
Salvini la pensa diversamente: "Siri non si deve dimettere. C'è solo un'iscrizione nel registro degli indagati e solo se sarà poi condannato dovrà mettersi da parte", ha detto il vicepremier a San Ferdinando, durante la visita alla tendopoli che ospita i migranti, rispondendo alle domande dei giornalisti. "Non ho mai chiesto - ha aggiunto Salvini - di far dimettere la Raggi o parlamentari dei Cinquestelle quando anch'essi sono stati indagati".
"Fatti gravi ma noi oggi non andremo a Palermo o sotto Palazzo Chigi a fare comizi da sciacallo". Così fonti Pd commentano l'indagine al sottosegretario leghista polemizzando con il comizio ieri di Matteo Salvini in Umbria dopo le dimissioni di Catiuscia Marini.
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