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Nuove tensioni tra Salvini e Di Maio sulla flat tax, oggi l'incontro con Conte

Il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini

Va bene la «prudenza» di Giovanni Tria, ma la flat tax deve essere nel Def. Matteo Salvini avverte gli alleati: «Abbiamo votato il reddito di cittadinanza, che non è nel dna della Lega, ora pretendiamo rispetto». M5s ribatte che a non rispettare il contratto, con proposte che vanno dalla castrazione chimica alle armi, semmai è lui. Oggi l'incontro decisivo con il premier Conte, che si ritrova, ancora una volta, a mediare tra i due vice.

«A quelle proposte noi siamo un argine. La flat tax va fatta ma senza aiutare i ricchi», dichiara Luigi Di Maio che, facendo sponda a Tria, vorrebbe che la misura restasse fuori dal Def, anche per arginare l’idea leghista di fare «facile campagna elettorale» con soldi che non ci sono. Ma la Lega insiste: «O il governo attua il contratto o non ha senso», dice Giancarlo Giorgetti.

«Serenamente», il premier Giuseppe Conte si fa carico di risolvere anche questa grana, in vista del varo del Def in Cdm martedì. Tria resta fermo sull'idea che la flat tax vada messa a settembre in manovra, nell’ambito di un intervento fiscale complessivo. C'è infatti un tema di risorse. Con il Pil vicino allo zero e 23 mld di clausole Iva da disinnescare il presidente del Consiglio fronteggia le accuse delle opposizioni - M5s alzerà le tasse, è sicuro Silvio Berlusconi - dichiarando che il governo «farà di tutto per impedire» l’aumento dell’Iva. E' prudente, il premier. Anche se è convinto che nei prossimi mesi l'economia migliorerà, il quadro è fosco. Perciò tutto, anche la flat tax che è «un pilastro» del contratto di governo, va modulato in manovra tenendo «conto del quadro di finanza pubblica».

Oggi ci sarà una riunione preparatoria del Def. E martedì il Documento di economia e finanza arriverà in Consiglio dei ministri. Bisogna decidere dove fissare l'asticella della crescita programmata: si oscilla tra un prudente 0,3% (0,1% in più dello 0,2% tendenziale) e un più ardito - ma meglio spendibile alle europee - 0,5%. Salvini dice che sulle stime la «prudenza» di Tria va bene e precisa che quello sulla flat tax non è un suo capriccio. Ma lo scontro tra i vicepremier è totale. Su un punto però Di Maio e Salvini concordano: aprire un nuovo fronte e chiudere i campi Rom. «Lo deve fare il ministro dell’Interno», è la stoccata di Di Maio.

Il premier e il suo vice leghista non hanno modo di confrontarsi sui nodi del governo perché non si incrociano. Tra gli stand del Vinitaly però entrambi respingono la bocciatura del governo da parte degli imprenditori riuniti sabato a Cernobbio.

Salvini, felpa rossa con scritta d’ordinanza, fa notare l’applausometro dei viticoltori: «Noi siamo partiti dalle pmi ma fugheremo i dubbi anche di chi applaudiva Monti e Renzi e oggi boccia noi». «Lavoriamo nell’interesse di tutto il Paese, non di singoli imprenditori», concorda Conte. Conte, che si ritrova pure a brindare con Massimo D’Alema, a Luca Zaia che lo incalza sull'autonomia ("Almeno il primo passo in primavera», chiede Salvini), replica che «si farà» ma «nel rispetto della Costituzione» e con la «partecipazione attiva" del Parlamento. Lo chiedono il M5s, presidenti delle Camere e Quirinale.

Quanto all’idea attribuita ai 5S di non rinnovare Quota 100 nel 2020, Conte ribatte che «non è all’ordine del giorno»: la misura «è triennale». L’obiettivo finale è «quota 41», rintuzza Salvini. È chiaro che su tassa piatta e su autonomia il vicepremier intende dare un segnale subito, prima delle europee. E non sembra disposto ad accettare un no come risposta.

M5s lo accusa di voler fare «facile campagna elettorale» su una misura che costa 12 miliardi: «Non siamo mai stati contrari ma capiamo quali sono le risorse», dice Francesco D’Uva. «Noi siamo stati sempre leali, la Lega «nì», rimarcano fonti M5s, che sul tema flat tax sembrano dare sponda a Tria. Il ministro dell’Economia (rassicurato da Conte e da Giorgetti, che dice di non volere il suo posto) incontrerà il premier al tavolo dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie: varare i decreti è il primo passo per provare a ricucire la tela nel governo. E stemperare il clima.

(ANSA)

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