La tensione tra Lega e M5s si allarga ai rifiuti. Un campo minato che giusto nei giorni scorsi è stato al centro di uno scontro in Sicilia. L'oggetto della discordia sono ancora una volta i termovalorizzatori. Da una parte Salvini insiste sulla necessità di realizzarne di nuovi, dall'altra i Cinquestelle continuano a professarsi contrari, nonostante il dietrofront e l'imbarazzo sulle osservazioni al piano rifiuti dell'Isola che non li prevede.
"I no ai termovalorizzatori sono assolutamente senza senso, siamo l'unico Paese occidentale che invece di valorizzare i rifiuti e trasformarli in energia spende dei soldi per mandarli in Germania, in Francia, in Olanda, in giro per il mondo... Mi sembra fuori dal mondo", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini, ribadendo che "in Italia c'è bisogno di sì'". Per Salvini, che non nasconde la sua preoccupazione per l'emergenza in Sicilia e per il rischio di nuove crisi in Campania e a Roma "i rifiuti o li differenzi, o li valorizzi o li mangi. Ma siccome mangiarli non ci piace...".
Parole che di fatto allargano il fronte dello scontro con M5s e che su questo tema vedono su posizioni opposte due ministri dello stesso governo. Da un lato Salvini, dall'altro Sergio Costa, alla guida dell'Ambiente.
"Il ministro dell'Ambiente dice che i termovalorizzatori non convengono - ha detto Salvini nei giorni scorsi -. Non vorrei che mezza Italia ritornasse in emergenza rifiuti perché qualcuno pregiudizialmente dice no a valorizzare i rifiuti trasformandoli in energia. E' una posizione preconcetta. Usano in tutta Europa i termovalorizzatori, tutti gli altri sono scemi e siamo furbi noi?".
Ma la replica del ministro Costa è pungente al punto da farsi scappare in un'intervista al Corriere della Sera: "Salvini non sa di che cosa parla. Prima di criticarmi deve studiare". E ancora: "Sui temi ambientali sbaglia e se mi attacca vuol dire che lavoro bene".
"Prendiamo i termovalorizzatori - spiega Costa -. Volerne costruire di nuovi è antistorico, soprattutto quando alcune regioni, Lombardia e Veneto tra queste, stanno pianificando di chiuderli. È una questione di buon senso che si spiega con i numeri". "Secondo gli obiettivi europei - prosegue - gli inceneritori bruciano rifiuti indifferenziati non riciclabili e non compostabili, e noi abbiamo un accordo con l'Europa per cui entro il 2030 dobbiamo arrivare al 70% di raccolta differenziata. Cosa ci mettiamo quindi in quegli ipotetici impianti che nel 2030 avremmo appena finito di costruire? Non è un caso che nel contratto di governo che anche la Lega ha siglato c'è scritto di superare gradualmente gli inceneritori".
"Io non voglio che si costruiscano impianti che non servono - aggiunge il ministro dell'Ambiente - . Ma gli impianti di compostaggio sì, sono loro il futuro visto che smaltiscono il materiale organico, ovvero il 40% dei nostri rifiuti. È questo il problema di Salvini", aggiunge, "ragiona con i vecchi paradigmi produttivi, il cambiamento climatico ci impone una svolta radicale nel nostro modo di pensare".
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