Silvio Berlusconi tra gli indagati nella maxinchiesta della Procura di Roma su una serie di sentenze pilotate al Consiglio di Stato. (Posizione poi archiviata dal Gip di Roma, leggi qui). Corruzione in atti giudiziari il reato contestato dai magistrati di piazzale Clodio nel filone che fa riferimento alla decisione dei giudici di Palazzo Spada con cui il 3 marzo del 2016 fu annullato l’obbligo da parte dell’ex presidente del consiglio di cedere quote che deteneva in Banca Mediolanum così come aveva stabilito la Banca di Italia.
Nello stesso procedimento indagate altre tre persone, sempre per lo stesso profilo penale. Si tratta del relatore di quella sentenza, Roberto Giovagnolo, dell’avvocato Francesco Marascio e di Renato Mazzocchi, ex funzionario di palazzo Chigi. Anche la loro posizione è stata poi archiviata, leggi qui.
Il capitolo che riguarda Berlusconi è solo uno dei filoni dell’indagine avviata da mesi a Roma e coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Stefano Rocco Fava im relazione ad una serie di sentenze "aggiustate" dai magistrati amministrativi. Il 7 febbraio scorso il procedimento ha vissuto una nuova accelerazione con una serie di arresti che hanno riguardato anche magistrati. Ai domiciliari sono finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti Luigi Pietro Maria Caruso.
Destinatario dell’ordinanza anche il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. In totale sono cinque gli episodi contestati dai magistrati di piazzale Clodio, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo. In base agli accertamenti le mazzette messe a disposizioni dei giudici corrotti erano di 150 mila euro. L’indagine si basa sulle dichiarazioni fatte negli ultimi mesi dagli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati nel febbraio del 2018 scorso nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta. Dichiarazioni riscontrate dai magistrati e inquirenti attraverso intercettazioni e analisi dei flussi finanziari.
Nella loro funzione di giudici, scrive il gip nell’ordinanza, "hanno posto a disposizione dei privati la loro funzione, contravvenendo ai doveri di imparzialità e terzietà e ricevendo in cambio un’utilità economica e ciò, indipendentemente dall’esito favorevole o sfavorevole delle decisioni assunte".
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