"Il senso di responsabilità e il rispetto che nutro verso la Commissione antimafia ed il suo presidente, Claudio Fava, mi inducono ad autosospendermi dalla predetta commissione, in attesa della definizione della vicenda giudiziaria in relazione alla quale ho ricevuto l'informazione di garanzia". Lo afferma il deputato regionale di Forza Italia, Stefano Pellegrino, indagato per il reato di corruzione elettorale (senza l'aggravante mafiosa) nell'ambito dell'inchiesta dei carabinieri di Trapani che ieri ha portato al fermo di tre imprenditori accusati, tra l'altro, di aver finanziato la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro. "Sono certo che la commissione, con l'indispensabile contributo dei funzionari e del personale addetto, - aggiunge Pellegrino - perseguirà l'incessante e proficuo lavoro intrapreso nel corso della legislatura". Ieri Pellegrino ha risposto alle domande dei pm. Ai magistrati Paolo Guido, Gianluca De Leo e Francesca Dessì che l'hanno iscritto nel registro degli indagati, ha detto di non sapere che i due imprenditori fermati con l'accusa di mafia che, secondo l'accusa, gli avrebbero procurato voti, fossero vicini a Cosa nostra e di aver stabilito con loro solo una sorta di accordo vista la loro esperienza politica e il radicamento che il loro movimento aveva sul territorio.