Nel giorno dell’appello 'Ai liberi e fortì di don Luigi Sturzo, cent'anni fa esatti, Carlo Calenda lancia il suo manifesto per una lista unica alle elezioni europee di fine maggio. A lungo annunciata, la mossa dell’ex ministro dello Sviluppo, iscrittosi al Pd dopo la sconfitta del 4 marzo, incontra subito il sostegno di diversi maggiorenti del partito, tra cui il favorito per la segreteria Nicola Zingaretti e il rivale Maurizio Martina. «Il destino dell’Europa è il destino dell’Italia», recita il manifesto, che esorta a difendere l’Unione per riformarla e poi fare gli Stati Uniti Ue. La chiamata per «le forze politiche e civiche europeiste" sfoggia un centinaio di firme illustri, tra i sindaci di Milano e Firenze Beppe Sala e Dario Nardella, i governatori Enrico Rossi (Toscana, Mdp) e Stefano Bonaccini (Emilia Romagna). Ma anche imprenditori - Paolo Merloni e Alberto Bombassei -, economisti - Irene Tinagli - il filosofo Emanuele Severino e lo scrittore Edoardo Nesi, fino ad alcuni operai come Emiliano Giorgi dell’Ast di Terni. «Partiamo. L’Italia e l’Europa sono più forti di chi le vuole deboli!, scrive Calenda, rilanciando il «fronte unito» europeista che da mesi va propagandando. «Un utilissimo contributo alla ricostruzione di un campo largo di forze diverse che si impegnano per rifondare e difendere l’Europa - commenta Zingaretti -. Proviamoci». «Ci sono! - twitta Martina -. E alle primarie Pd del 3 marzo lanciamo i volontari per la nuova Europa». I due principali contendenti per la leadership dem si stanno quasi disputando Calenda: il governatore voleva farne il capolista europeo, l’ex reggente rivendica di aver risposto per primo ai suoi stimoli. Dicono sì, tra gli altri, anche Paolo Gentiloni e Marco Minniti, fuori del Pd Laura Boldrini, l’anima più dialogante di Leu. Il problema sarà innanzitutto sapere il nome del nuovo segretario Pd, il 3 marzo alle primarie se supera il 51% o a metà marzo in assemblea. E ci sarà appena un mese per comporre l'eventuale lista unitaria per le Europee. Sempre che non torni la querelle sul simbolo Pd, che Calenda vorrebbe togliere, Zingaretti e Martina mantenerlo. Il rapporto con M5S sarà un altro tema ostico, con Zingaretti più morbido (vuole riconquistarne gli elettori), Calenda e Martina intransigenti. E l'ex ministro Cesare Damiano scuote lo stagno: «"A Quota 100 e Reddito di cittadinanza non dobbiamo opporci: sono misure inventate dal Pd per difendere i più deboli».