Arriva nell’Aula del Senato senza che la Commissione Bilancio abbia votato neanche un articolo, la manovra. Riveduta e corretta dopo l’accordo con l’Unione europea, la legge di bilancio prenderà la sua forma definitiva solo venerdì pomeriggio, quando il governo dovrebbe presentare il nuovo testo sotto forma di «maxiemendamento» su cui votare la fiducia, intorno alla mezzanotte. «Non era mai successo: è emergenza democratica, violenza al Parlamento», protesta il Pd. E non sono solo le opposizioni: la Conferenza episcopale lancia l'allarme per misure che potrebbero «colpire i deboli». Mentre nel governo è fino all’ultimo scontro sulle misure: rischia di saltare per i costi il 'saldo e stralciò caro alla Lega. Non solo il premier Giuseppe Conte, ma anche i vicepremier Luigi Di Maio che Matteo Salvini rivendicano come un successo («un pareggio con gol fuori casa», secondo Giancarlo Giorgetti) l'intesa siglata con Bruxelles. Anche se ha imposto di rivedere il 'libro dei sognì, con nuovi tagli e tasse. E’ polemica in particolare sugli aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e 29 miliardi nel 2021: «Sarà la più alta d’Europa», denuncia il Pd. Ma i leader di M5s e Lega assicurano all’unisono che «non aumenterà": gli aumenti saranno annullati nella prossima manovra. Non salirà, scrivono i pentastellati, «finché saremo noi al governo». Ma, lamenta Fdi, cancellare i 23 miliardi previsti sarà una «pesante ipoteca» sulla prossima manovra. Ad attacchi e critiche Salvini risponde con una scrollata di spalle: «Ho perso? Spero di perdere così tutte le volte... Ci sono più di 20 miliardi nel triennio per smontare la Fornero». Di Maio lo scavalca per entusiasmo: dice che salirebbe ancora sul balcone di Palazzo Chigi a festeggiare e pubblica un elenco di cose che dichiara «fatte», dallo stop all’aumento Iva nel 2019, fino a reddito e pensioni di cittadinanza. Ma i decreti sul reddito e «quota 100», le misure di bandiera del governo, arriveranno solo a gennaio. I dettagli si scopriranno solo allora: per fare solo un esempio, Giovanni Tria dice che il reddito partirà il primo aprile, ma Di Maio insiste per l’avvio "a fine marzo», anche per evitare sfottò sul pesce d’aprile. Quanto ad altre misure annunciate dal leader M5s, come il rinvio della direttiva Bolkestein per gli ambulanti, o volute da Salvini, come il «saldo e stralcio» delle cartelle Equitalia, solo la lettura del maxiemendamento annunciato per domani dal governo scioglierà le incognite. Tanto che l’arrivo del testo slitta e al tavolo della 'riscrittura' si segnalano tensioni e litigi tra M5s e Lega. Il nuovo tassello della pace fiscale con la sanatoria sulle cartelle, per dire, avrebbe dovuto già essere nel decreto fiscale ma rischia di nuovo di saltare perché troppo costoso. Per la stessa ragione slittano le assunzioni nella P.a. e il presidente dell’Inps Tito Boeri lancia l’allarme per il suo istituto. E viene abrogata la mini-Ires per enti non commerciali che, denuncia la Cei, ad oggi aiuta tante attività di volontariato. Sembra invece raggiunta un’intesa sull'intervento dell’esercito per riparare le buche di Roma: come ricorda il presidente Sergio Mattarella le Forze Armate hanno già mostrato la loro disponibilità in altre emergenze come Strade sicure. In Parlamento, intanto, è solo attesa. Pd e LeU abbandonano i lavori della commissione, per denunciarne l’irrilevanza: «non era mai successo», dicono Andrea Marcucci e Vasco Errani, che non ci fosse neanche un voto. Il presidente della commissione Daniele Pesco, imbarazzato, chiede che fare alla presidenza dell’Aula. E la maggioranza decide di mandare il testo in Aula senza mandato al relatore: domani alla mezzanotte si voterà la fiducia al governo, poi in nottata si riunirà il Consiglio dei ministri per approvare la nota di variazione al bilancio. La corsa contro il tempo non basta però ad approvare la manovra entro Natale: in commissione alla Camera il testo arriverà sabato, poi l’Aula potrebbe essere convocata per domenica, ma la votazione - con nuovo voto di fiducia - sarà fissata tra il 27 e 28 dicembre.