"Quelle di domenica, in Sicilia, saranno le primarie fondative del partito di Renzi e non le primarie del Partito Democratico. Per questa ragione ritiro la mia candidatura". A dirlo è Teresa Piccione, ormai ex candidata alla segreteria regionale del Pd in Sicilia. "La maggioranza renziana - continua la Piccione - ha impedito lo svolgimento dei congressi dei Circoli e delle Federazioni provinciali, mortificando il libero dibattito degli iscritti e degli elettori e la loro partecipazione. Non intendo concorrere a false primarie senza regole, soprattutto dopo manifestazioni e segnali evidenti - e inquietanti - della partecipazione di uomini estranei al Partito democratico, che inquinerebbero irrimediabilmente il risultato elettorale del congresso".
Dopo avere appreso del ritiro di Teresa Piccione, il segretario uscente del Pd e presidente della commissione regionale per il congresso, Fausto Raciti, è rientrato a Palermo da Roma dove era impegnato nei lavori parlamentari.
Si dimette anche Lillo Speziale, che rinuncia alla carica di membro della Commissione regionale per il congresso: "Alla luce delle motivazioni del ritiro della candidatura di Teresa Piccione, l’area che nell’ultimo congresso si riconosceva in Andrea Orlando non intende essere rappresentata nella Commissione regionale per il
congresso. Pertanto rassegno le mie dimissioni da membro della Commissione", si legge in una nota diffusa da Speziale.
Sarà la commissione regionale per il congresso a stabilire se annullare o celebrare ugualmente le primarie in Sicilia, programmate per il 16 dicembre, dato che l’unico candidato rimasto in corsa per la segreteria è il 'renziano' Davide Faraone. A riunire la commissione sarà Fausto Raciti, che la presiede.
Il ritiro di Teresa Piccione dalle primarie in Sicilia apre nuovi dubbi procedurali nel partito. Se Davide Faraone è l’unico rimasto in corsa si pone il problema delle liste collegate, con i componenti che concorrono per l'elezione all’assemblea regionale dei dem. I termini per la presentazione delle liste scadono domani alle 20 se la commissione congresso deciderà di proseguire con le primarie nei gazebo saranno votati dunque soltanto i nominativi contenuti nelle liste dell’ex sottosegretario in quanto non essendoci più la candidatura di Piccione di conseguenza non ci potranno essere liste a lei collegate.
In alternativa, stoppando le primarie, la commissione, ma questo è tutto da decifrare con regolamento e statuto alla mano, potrebbe proclamare segretario Faraone, ma non è chiaro come si potrebbe procedere con le liste. Insomma un rebus, l’ennesimo colpo di scena in un partito in Sicilia lacerato da polemiche e divisioni.
La data del 16 dicembre e congressi provinciali dopo la consultazione nei gazebo erano stati confermati dalla riunione della commissione nazionale di garanzia del Pd riunita ieri fino a tarda notte per dirimere la diatriba sui congressi locali oggetto di opposti ricorsi.
I congressi provinciali dovevano essere celebrati tra il 21 novembre e il 2 dicembre ma erano stati "congelati" per una diatriba procedurale sorta tra i due schieramenti in campo: da un lato i "renziani" che sostengono il candidato alla segreteria Davide Faraone, e dall’altro Teresa Piccione, appoggiata da AreaDem, che però a quanto pare è uscita dai giochi.
In base alla delibera dell’organismo terzo del partito, che ha accolto il ricorso del segretario uscente Fausto Raciti, la nomina dei componenti delle commissioni provinciali per il congresso spetta alla commissione regionale e non alle direzioni provinciali come aveva decretato la commissione di garanzia regionale: proprio questo punto era stato il "nodo" del contendere. Nonostante i ricorsi, alcuni circoli del catanese avevano celebrato i propri congressi che a questo punto non sarebbero validi.
"Come LaburistiDem, a causa delle continue e ripetute violazione di regolamenti e statuto, avallate anche dalla commissione nazionale di garanzia, riteniamo che non ci siano le condizioni per svolgere le primarie del Congresso regionale siciliano del Partito Democratico, di cui chiediamo il rinvio". Lo dicono Cesare Damiano, Concetta Raia, Antonio Montagnino, Renzo Bufalino.
"La violazione più grave ed eclatante - continua - è la pretesa posticipazione dei congressi di circolo e provinciali rispetto alle primarie regionali che, oltre che andare contro le norme statutarie e regolamentari, rappresenta anche una condizione di illogicità manifesta. Coloro che decidono di gestire il Congresso in maniera palesemente irregolare e che pretendono di imporre l’anticipazione del Congresso regionale non hanno affatto l’obiettivo di ricostruire il partito e recuperare credibilità e consenso nei confronti di elettori e simpatizzanti, ma hanno come priorità quella di esibire una prova muscolare che sarebbe assolutamente deleteria per il futuro del Partito e della nostra isola".
"A rendere evidente la necessità di un rinvio è peraltro il rischio - aggiungono - che, in assenza di regole certe, il dato che uscirà dalle urne possa risultare alterato con una conseguente delegittimazione di chi risulterà vincitore".
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