Il tempo scorre e la quadra ancora non c'è. Il governo deve trovare, prima di tutto al suo interno, il punto di caduta per presentare all’Europa una proposta convincente per evitare la procedura di infrazione. Ma da sciogliere non ci sono solo i nodi legati alle due misure di bandiera, reddito e pensioni, che vanno ridimensionate per abbassare il deficit, ma anche una serie di correzioni 'minorì
da apportare alla manovra, ora all’esame del Senato. In cima alla lista di novità attese entro le prossime due-tre settimane c'è il taglio delle pensioni d’oro: un’intesa sembrava raggiunta qualche giorno fa, al termine di uno dei tanti vertici a Palazzo Chigi. Ma a frenare sulla sforbiciata agli assegni alti (dal 25% al 40% aveva annunciato Luigi Di Maio in quell'occasione) arriva Matteo Salvini.
La misura non è mai stata ben vista in casa leghista, e il vicepremier è andato in tv a spiegare che vedrebbe meglio un blocco degli adeguamenti peraltro l’asticella di partenza a 5.000 euro netti. Idea che non piace affatto ai 5 Stelle fermi a 4.500 euro. Tutto da rifare, insomma. Con una ipotesi di mediazione, che dovrebbe essere valutata domani nella serie di riunioni previste per fare il punto, che potrebbe prevedere un mix delle due opzioni: blocco degli 'scattì nelle prime fasce - tra i 90mila e i 150mila euro - e, in aggiunta, taglio con varie percentuali per le fasce 'altissimè (in quella più alta, oltre i 500mila euro, si trovano meno di 30 persone).Ancora tutta da delineare anche la risposta da mandare a Bruxelles, che il premier Giuseppe Conte potrebbe presentare già mercoledì a cena al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.
La posizione del Tesoro e dell’ala 'dialogantè dell’esecutivo è chiara: rivedere le stime e il rapporto deficit/Pil al ribasso, tentando di convincere i commissari che sotto il 2% non si può arrivare perché, per contrastare i rischi di recessione, la manovra deve restare espansiva. Piena disponibilità a limare tutto quello che si può, è il messaggio
che invia a Ue e alleati Salvini, ma senza tornare alla 'preistorià. Anche perché, è l’avvertimento, non si vorrà certo vedere «anche in Italia scene sul modello Parigi», dove vanno in scena da giorni le proteste dei 'gilet giallì. Quindi «la manovra cerca di essere equilibrata» ma «mi rifiuto di pensare che per uno 'zerovirgolà Bruxelles» voglia davvero avviare la procedura, con tanto di sanzioni e impegni vincolanti a un piano di rientro 'ammazza-crescità.
Altro rebus che l’esecutivo gialloverde dovrà sciogliere, sempre domani, quello dell’attuazione di reddito e quota 100. I 5 Stelle insistono sull'arrivo di reddito e pensione di cittadinanza prima di Natale, probabilmente con un decreto. E se così fosse anche la 'contro-riformà della Fornero dovrebbe essere introdotta per questa via. Ma la Lega preferirebbe definire le misure per consentire l’uscita anticipata con 62 anni e 38 di contributi già con un emendamento alla legge di Bilancio.
Al Senato andranno comunque sistemate anche altre questioni, a partire dall’ecotassa sulle auto inquinanti. Salvini ha
ribadito, anche davanti alle 15 sigle delle imprese incontrate al Viminale, che non ci sarà «nessuna nuova tassa». Agli imprenditori la delegazione leghista ha sottolineato anche la centralità della revisione del codice degli appalti che dovrebbe essere accompagnata, in chiave anti-burocrazia, anche dal decreto semplificazioni di Di Maio che però non tornerà nemmeno lunedì sul tavolo del governo, visto che l’annunciato Consiglio dei ministri non ci sarà.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia