Giovedì 19 Dicembre 2024

Pasticcio ecotassa, è duello Lega-M5S: si cambia al Senato

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Ecotassa sì, ecotassa no. Ancora una volta Lega e M5S si trovano su due fronti diversi e stavolta l'oggetto del contendere è il «bonus malus» inserito nella manovra per incentivare la diffusione delle auto a basse emissioni, punendo allo stesso tempo con un aggravio quelle inquinanti. Una vera e propria tassa, inserita da un governo che di aumenti della pressione fiscale non ha mai voluto sentire parlare. Al di là dell’aggravio in sé, il problema vero sembra però essere un altro. In base alla norma così come approvata in commissione Bilancio della Camera, frutto di un blitz del Movimento 5 Stelle pienamente sostenuto dal ministero dello Sviluppo economico, nel gruppo delle vetture considerate dannose per l’ambiente, e quindi da tassare, rientrano non solo le auto di grossa cilindrata, ma anche una serie di utilitarie a prezzo più o meno basso, diffusissime in Italia, come la Panda o la Clio. Un pasticcio che, secondo alcuni, rischia di penalizzare anche gli automobilisti meno danarosi, oltre che di mandare definitivamente a gambe all’aria un mercato già in difficoltà con quelle che il Csp stima 100.000 immatricolazioni in meno, e che per questo ha fatto insorgere all’unisono costruttori e consumatori. Dagli industriali ai sindacati, dal Pd a FdI e FI che con Simone Baldelli ha agitato un gilet giallo fuori da Montecitorio, la protesta è montata in modo incalzante, diffusa a tutti i settori più o meno limitrofi all’automotive, tanto da costringere il governo a fare marcia indietro, annunciando correzioni nella seconda lettura della legge di bilancio al Senato. Così, se fino a ieri il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio rivendicava con orgoglio il «bonus malus» dedicato alla green economy, oggi dalla definizione scelta dal vicepremier è scomparsa la parola malus: «L'ecotassa è dentro la legge di bilancio al momento ed è un bonus per le auto elettriche e a metano e le ibride. Non c'è nessuna tassa alle auto, - ha insistito Di Maio - è un bonus per chi acquista auto che non inquinano». Una marcia indietro condivisa fino a un certo punto dal sottosegretario all’Economia, Laura Castelli che ha chiamato in causa il contratto: «La volontà del governo è quella di tenerla. - ha detto parlando della tassa - Sta nel contratto di governo». Guardando effettivamente alle pagine sottoscritte dai due azionisti dell’esecutivo dedicate alla mobilità, la parola tassa non compare mai, ma la regola del «chi inquina paga» viene esplicitamente citata. E rivendicata anche dal ministro dell’Ambiente, anche lui cinquestelle, Sergio Costa: «chi non intende allinearsi alla salvaguardia del Pianeta, deve essere sfavorito», ha spiegato. La Lega, che ha raccolto le proteste sia a livello nazionale che locale, per esempio di molti concessionari del Nord, non ha però intenzione di lasciar correre. Matteo Salvini è stato il più drastico: «con me, con il sostegno della Lega, l’ecotassa non passerà mai».  A mediare, come sempre, è quindi intervenuto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha invocato «un supplemento di riflessione», rinviando la spinosa questione «ai prossimi giorni». «C'è ancora il passaggio Senato - ha specificato - e c'è tempo per emendamenti».

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