«Io sono Marco Minniti penso di aver dimostrato in questi anni di aver una capacità di autonomia politica e una cosa che non si può dire è che io non abbia dimostrato carattere». Scende nell’agone del congresso Pd, Marco Minniti, e si presenta così. L’ex titolare del Viminale sgombra subito il campo da alcuni possibili equivoci. Non è il candidato di Matteo Renzi (che alcuni retroscena oggi dipingono impegnato nella creazione di un nuovo percorso politico, una 'cosa' civica ispirata ai comitati da lui voluti in tutta Italia e riuniti per la prima volta a Torino).
Non ci sarà nessun ticket con Teresa Bellanova, («C'è un giudizio positivo ma non è all’ordine del giorno»). Non vuole più che il Pd sia una confederazione di correnti. E Minniti a Rai 3 da Lucia Annunziata scandisce: «Compito di tutti quanti noi è far sì che qualcuno arrivi al 51 per cento perché io non oso nemmeno immaginare quale scacco sarebbe se di fronte a una discussione impegnativa nessuno arrivasse al 51 per cento».
Carlo Calenda benedice: «Persona di livello. Lo sosterrò». Dalla pioggia di dichiarazioni a favore è facile capire che la corsa dell’ex ministro dell’Interno è fortemente sostenuta dai renziani. E lui stesso, dichiarata la sua autonomia da Renzi, spiega però in tv: «Io penso che Renzi si sia assunto delle responsabilità importanti dopo la sconfitta si è dimesso prendendosi anche colpe non sue. E io considero sbagliato e diseducativo che tutte le persone quando Renzi era al potere gli erano vicine e adesso non fanno che marcare le distanze».
Dunque da oggi il Pd ha ufficialmente un nuovo aspirante segretario, dopo Zingaretti e Richetti, Damiano, Boccia e l'outsider Corallo. Ma a breve si attende che sciolga la riserva Maurizio Martina e fonti a lui vicine raccontano che in queste ore il segretario uscente lavora a una «candidatura di squadra» con giovani ed esponenti dei comuni e delle amministrazioni locali. Martina vuole sparigliare le filiere e le correnti. E vuole partire dal Nord, dalla Lombardia che è la sua terra.
Nei prossimi giorni ci saranno i primi passi della sua proposta e l'idea del segretario uscente è rilanciare il rapporto con quella parte del mondo produttivo e delle partite Iva che si sentono oggi tradite da Lega e Cinque stelle. Ad appoggiare Minniti, invece, è in primis una lista di 551 sindaci - tra loro il renziano sindaco di Firenze, Dario Nardella - che hanno sottoscritto un documento in suo sostegno auspicando che riprenda la stagione del riformismo per fare, come ha detto oggi Minniti, di un Pd «ripiegato su se stesso e assente» una forza schierata con i deboli, non aristocratica, «argine democratico a questa maggioranza nazionalpopulista».
Intanto, oggi sui social, tiene banco lo scontro tra Dario Corallo, il più giovane candidato alla segreteria del Pd, e il noto virologo, Roberto Burioni. Ieri, in assemblea, Corallo aveva criticato il Pd di aver raccontato solo l’1% «dei migliori» e non il 99% di chi «non può competere». «Quel 99% - ha aggiunto Corallo - l’abbiamo umiliato come un Burioni qualsiasi, che si diverte a bulleggiare chi invece, semplicemente, con le proprie parole, ha espresso un dubbio». Immediata la replica piccata del medico: «'Un Burioni qualsiasi' non me l’aveva detto neanche la più inferocita delle mie ex».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia