La tregua arriva a due passi dal precipizio. Al termine di un giovedì nerissimo per la stabilità del governo gialloverde, M5S-Lega rinunciano allo scontro totale sulla pace fiscale. Il dibattito è rimandato a quel Consiglio dei ministri convocato dal premier Giuseppe Conte per sabato pomeriggio e al quale "se serve" Matteo Salvini ci sarà, come afferma in tarda sera lo stesso leader leghista in tv porgendo, dopo una giornata di attacchi e contrattacchi, l'altra guancia all'alleato pentastellato. Conte, al ritorno dalla cena di gala del vertice Asem, è fiducioso. "Se si trova una soluzione? Si certo. Ora rileggerò il decreto articolo per articolo e sabato ci vediamo", ha detto ai cronisti. Sulla lettera Ue e sullo scontro tra Lega e M5s prova a sdrammatizzare con un sorriso: "Ci vuole lucidità...". "Basta con i litigi, risolviamo i problemi parlando", sono le parole con cui Salvini, in serata, prova a intavolare la tregua mantenendo, tuttavia, il punto: "Se c'era qualche problema, bastava dirlo, ma io mantengo i patti". Sabato, probabilmente alle 12, ci sarà quindi il Consiglio decisivo. Difficile, al momento, che la soluzione si concretizzi su uno stralcio delle norme che riguardano l'antiriciclaggio. Un'altra possibile soluzione potrebbe riguardare il tetto entro cui applicare la pace fiscale ma, al momento, si tratta solo di ipotesi. C'è, però, una considerazione politica: la tregua è dettata dal buonsenso, andare a votare non conviene a nessuno, si sottolinea tra i vertici del M5S. Con un'appendice: quel declassamento delle agenzie di rating che sarebbe alle porte e nei confronti del quale, è il mantra che sottolineano nel governo, serve unità. Se di tregua si tratta, al momento, è una tregua armata. I sospetti reciproci, in un'alleanza logorata dalla discussione sulla manovra, restano. Dalla Lega, ad esempio, si osserva come Luigi Di Maio abbia messo in campo il blitz anti-condono perché in difficoltà interna, mettendo tuttavia in difficoltà tutto il governo. Ora, spiegano sempre fonti leghisti, il leader del M5S deve mantenere l'accordo di base. Nel Movimento, allo stesso tempo, circolano con insistenza i commenti di alcuni utenti al profilo Facebook di Salvini: commenti in cui si critica il concetto di condono e si invita il vicepremier a chiarire. "Gli italiani non vi perdonerebbero mai una crisi di governo", scrive un utente. E, alla fine, tornare al voto non rientrava nei progetti né di Di Maio né di Salvini, con il primo che vede la sua leadership fiaccata da alcune concessioni fatte alla Lega e il secondo che punta più che mai a tastare il suo consenso alle Europee. "Il nodo è meno complicato di quel che pensate", spiega Conte che, anche dopo il "no" della Lega al Cdm, ha scelto di mantenere il punto: un vertice, per trovare la soluzione, è necessario, è stato il suo messaggio.