Il governo sbanda sulla pace fiscale, Conte interviene sul decreto: tensioni fra Di Maio e Salvini
Il governo sbanda sulla pace fiscale. Il «bubbone» che scoppia nel tardo pomeriggio di ieri sul dl fisco, proprio mentre il premier Giuseppe Conte è impegnato a difendere la manovra a Bruxelles, svela il delicato momento dei rapporti tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Rapporti così logori che, secondo fonti circostanziate, non solo dopo il caos sul decreto i due non si sarebbero sentiti ma il leader del M5S avrebbe telefonato al vicepremier alleato senza ricevere risposta. A metterci la faccia è Giuseppe Conte. Il premier blocca l’invio del decreto al Quirinale (invio che Di Maio dava a Porta a Porta per cosa già avvenuta accusando una manina tecnica o politica di aver manipolato il testo) ma, sottolineano fonti di Palazzo Chigi, il capo del governo con il suo intervento «non smentisce» il suo vicepremier confermando che, al Colle, in via informale, una bozza di testo è stata inviata. Il premier, alla luce del caos, quasi avverte i due alleati: il testo sarà visionato dal capo di governo personalmente. Ma le parole di Di Maio irrompono con un certo fragore nell’alleanza di governo. La reazione della Lega, raccontano fonti del Carroccio, è un misto tra stupore, irritazione e gelo. «Noi siamo seri», dicono esponenti leghisti in una nota, a sottolineare che gli alleati non si stanno mostrando altrettanto seri: se Di Maio non è in grado mantenere i patti, problema suo, è il senso del messaggio della Lega. Tra l’altro la bozza di dl fiscale era ben nota ai Cinque stelle, che ne parlavano come di un testo quasi definitivo, raccontano fonti parlamentari sottolineando come lo scudo per i capitali al'estero contro cui si è scagliato di Di Maio, nella bozza non c'è. Di qui in poi - sottolineano ancora dalla Lega - qualche limatura è sempre possibile ma alla base c'è un accordo politico: se M5S lo mette in discussione, allora si ridiscute tutto, anche misure sgradite alla lega come pensioni d’oro e pensioni di cittadinanza. Dall’altra parte, tuttavia, lo stop di Conte al decreto rischia di aprire un vaso di Pandora. Anche perché, alla base del blitz di Di Maio, c'è un pressing della base parlamentare (e non solo) del M5S su una misura, come la pace fiscale, che si fa davvero fatica a digerire. Tanto che, poco prima che Di Maio parlasse a Porta a Porta, una fonte parlamentare del M5S commentava così l’ultima bozza circolata: "così, non esiste proprio». Quanto a Giancarlo Giorgetti, lo scudo dei leghisti è totale. Di Maio che in tv chiama in causa chi ha verbalizzato il cdm, viene fatto notare che lunedì il sottosegretario ha lasciato il consiglio in anticipo e non ha firmato il verbale finale. I due alleati insomma sono chiamati ad una ricucitura, perché a rischiare ora è l’intero impianto di una manovra che Conte, proprio in queste ore, difende strenuamente a Bruxelles trovando - sottolineano fonti di Palazzo Chigi - una sponda positiva in Angela Merkel per tentare un ultimo dialogo in Europa. Anche se sono proprio Di Maio e Salvini (e le loro dichiarazioni) ad alimentare lo scetticismo in Europa. Bisogna costruire un clima di fiducia reciproca per il dialogo, sottolinea Merkel a Conte, che assicura, in un faccia a faccia di venti minuti, la sostenibilità dei conti italiani e l’effetto positivo del superamento della Fornero. Ma in Ue, ammette in serata il premier belga Charles Michel, sulla manovra italiana «c'è inquietudine». È l’incertezza che in queste ore circonda il testo della legge di bilancio non aiuta.