Il governo sfiora la crisi sul dl fisco. A 24 ore dallo scoppio del caso della «manina» che avrebbe ampliato le maglie del condono il nodo della pace fiscale resta ed è tutto politico, fotografato da una giornata di scontro totale tra M5S e Lega. Per il Movimento il decreto è stato cambiato e serve un nuovo Cdm per riscriverlo.
Per la Lega ogni modifica è stata concordata nel Cdm di lunedì e un nuovo vertice è inutile. Lo scontro arriva fino a Bruxelles, da dove il premier Giuseppe Conte prova a imporre un nuovo Cdm, per sabato, dopo che avrà fatto un personalissimo fact checking sul testo «incriminato». Ma prima Matteo Salvini e poi la Lega fanno sapere che non ci saranno boicottando, di fatto, l’iniziativa del capo del governo.
Lo scontro rischia di minare l’impianto di una manovra sulla quale, oggi, arriva il primo richiamo dell’Europa. E la reazione dei mercati non si fa attendere: lo spread arriva a 327, toccando i suoi massimi negli ultimi cinque anni, con inevitabili ripercussioni per le banche, che vivono un vero e proprio giovedì nero. «Lo spread è a 327 perché i mercati pensano che questo governo non sia più compatto», ammette Di Maio che, sul dl fiscale, tuttavia non cede.
«Non possiamo votare un condono che crea uno scudo fiscale per chi evade», sottolinea infatti il leader pentastellato interpretando un malcontento che, nel M5S, emerge ormai da giorni e che il presidente della Camera Roberto Fico riassume cosi: «se sono contrario alla pace fiscale? Questo è un discorso lungo....». Insomma, sul condono le ragioni dello stare assieme al
governo sembrano vacillare, anche perché la Lega tira dritto. In mattinata il viceministro Massimo Garavaglia ricorda che il testo lo conoscevano tutti. E Salvini, nelle stesse ore in cui il M5S minaccia di far saltare tutto se non cambia il decreto, nega la necessità di un vertice e replica con durezza: «non ci sono regie occulte o scie chimiche, il testo è stato votato da tutti e resta così». Ma la Lega tira dritto anche di fronte al presidente del Consiglio, impegnato nella difficilissima missione di difendere la manovra al cospetto dei leader Ue. Conte passa parte del pomeriggio ad occuparsi del caso del decreto e, in conferenza stampa, convoca un Cdm ad hoc per sabato.
«Non stravolgerò il testo ma se ci sono dubbi ci sarà una seconda deliberazione», spiega il premier che sembra legittimare le istanze di Di Maio: in merito al dl «ci sono dubbi su un passaggio importante». E, a chi gli fa notare come Salvini abbia già annunciato la sua indisponibilità a nuovi vertici (affermando di essere impegnato in campagna in Trentino Alto Adige e domenica con il derby), Conte alza la voce: «il Cdm lo convoco io, il premier sono io». Ma la risposta della Lega è gelida. Siamo compatti su Salvini e se lui non partecipa al Cdm nessuno dei leghisti lo farà, è la linea fatta filtrare in serata.
Lo scontro si allarga anche al nodo Rc auto, con la Lega, questa volta, nella parte di chi contesta: la norma su un aumento delle assicurazioni al Nord come effetto della manovra "non è stata né vista né condivisa», sottolinea Garavaglia. La norma è stata inviata alla Lega martedì, replica il M5S nelle stesso ore in cui si apre anche il fronte del Tunnel del Brennero, con il Movimento che, a dispetto di Salvini, vuole lo stop. Siamo al requiem sui giallo-verdi? «Chi lo pensa sbaglia», assicura Di Maio mentre Conte, citando Max Weber, avverte: «se da questa vicenda nascesse una crisi non dimostreremmo né passione, né responsabilità, né lungimiranza».
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