Un appello al presidente Nello Musumeci “con senso di responsabilità, ad abbassare i toni e a lavorare seriamente per un dialogo costruttivo nell'interesse della Sicilia e dei siciliani. Sparare nel mucchio in pieno stile "crocettiano" e dare, genericamente, del criminale a chi svolge il proprio dovere giornalmente, senza fare nomi, accusare inopinatamente anche non meglio precisati sindacati di coprire il malaffare, è l'ultima cosa che ci saremmo aspettati da un datore di lavoro conosciuto per il suo equilibrio e la sua correttezza”. È quanto scrivono i sindacati autonomi Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl che rappresentano la maggioranza dei lavoratori regionali.
Le sigle ricordano il percorso avviato per cambiare l’amministrazione regionale “che potrebbe portare a una svolta reale degli assetti organizzativi della Regione siciliana. Tale percorso parte dal rinnovo del contratto di lavoro economico e giuridico e continua con la riclassificazione di tutto il personale in un nuovo sistema organizzativo al passo con i tempi e con le esigenze dei cittadini che consentirà anche il riconoscimento delle legittime aspettative del personale”.
Per i sindacati, però, “se anche il governo Musumeci, come i suoi predecessori, contemporaneamente, non darà un'accelerata alla completa digitalizzazione dei procedimenti amministrativi, richiesta da anni proprio dai sindacati maggioritari, nonostante la buona volontà dei lavoratori e dei sindacati stessi, l’andamento della burocrazia difficilmente potrà cambiare. La politica, fino ad oggi e come sempre, non ha dimostrato interesse su questo fronte e il perché è facile intuirlo: dove c’è discrezione c’è “raccomandazione” e quindi occasione per la macchina del consenso”.
Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl chiedono anche “che cambi il sistema di organizzazione della dirigenza attraverso meccanismi che portino a maggiore autonomia decisionale per i singoli dirigenti che agiscano dietro atti di indirizzo dal livello centrale, rompendo il meccanismo perverso che, invece, tanto sembra piacere alla politica, per cui tutti gli atti prodotti per essere validati ed esecutivi debbano passare dall’imbuto dei dirigenti generali, longa manus della politica che rallenta, quando non paralizza, l’andamento della pubblica amministrazione regionale per obbedire ai diktat e ai desiderata della politica. Anche per questi motivi, responsabilmente, le segreterie dei quattro sindacati maggiormente rappresentativi, affermano che un percorso di cambiamento non può essere messo in discussione da dichiarazioni più o meno estemporanee, che sembrano essere state rilasciate per esigenze di galleggiamento mediatico nel momento in cui il governo regionale, dopo un anno di attività, sembra non avere concretizzato i risultati promessi e anzi viene accusato di "evanescenza". Il disagio del presidente, infatti, che appare come causato dalla frustrazione del mancato raggiungimento dei suoi obiettivi politici, non può essere scaricato sui dipendenti regionali e sui sindacati”.
Da qui la denuncia di “mancanza di concretezza politica anche di questo esecutivo che rischia di trasformarsi in una sostanziale continuità e contiguità con la politica dei governi precedenti, anche con la conferma ai vertici amministrativi della Regione di molti degli uomini del governo Crocetta, del governo Lombardo, quando non anche del governo Cuffaro”.
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