La linea va difesa con forza in Europa, a maggior ragione dopo gli attacchi «pregiudiziali" subiti. E’ il messaggio che i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini portano al ministro dell’Economia Giovanni Tria, nel gabinetto di guerra convocato a Palazzo Chigi. La difesa della linea si punta su due pilastri: deficit 2019 al 2,4% e avvio da subito di quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma per rispondere al rischio di bocciatura immediata della manovra in Ue, Lega e M5s danno al ministro un appiglio: si garantirà la discesa del debito, anche con la disponibilità ad abbassare il deficit per il 2020 e il 2021 sotto la previsione iniziale del 2,4%. Domani mattina un nuovo vertice. Un appiglio che sembra aver aperto un primo serio dialogo con il ministro del tesoro. Dopo essere rimasti spiazzati dal rientro anticipato del ministro dal Lussemburgo, la preoccupazione politica è anzitutto "blindare" la tenuta del ministro, che è anche tenuta del overno di fronte a partner e istituzioni europee. «La linea non cambia e abbiamo bisogno che tu faccia argine - è la richiesta a Tria - Noi ti faremo scudo». L’unità del governo, spiegano più fonti, è una moneta da spendere anche sui mercati. E la disponibilità - al di là dei toni di battaglia - a dare garanzie sulla tenuta dei conti nel prossimo triennio, sembra dunque fare breccia, dopo giorni ad altissima tensione, nelle perplessità del ministro dell’Economia. Ma i numeri del Def restano fino all’ultimo un problema: la preoccupazione, in mattinata, è sopra il livello di guardia anche tra i parlamentari. «I mercati possono piegarci», è il refrain in Transatlantico. Anche perché, a sera, il testo del documento economico è ancora un mistero, un foglio che viene scomposto e ricomposto, tanto che fonti M5s spiegano che ce ne sarebbero almeno due versioni. Definire le "tabelle", i numeri chiave di deficit, debito e crescita, è un obiettivo che ci si è prefissi entro la nottata, per arginare l’emorragia all’apertura dei mercati di domani. Sul tavolo della riunione c'è un numero che, al di là delle dichiarazioni, spaventa: lo spread a 302. L’altro numero chiave, che Di Maio blinda, è quello del deficit al 2,4% per il 2019. Come uscirne? L’ipotesi su cui si lavora anche nel vertice serale è ritoccare al ribasso le cifre del deficit/Pil nel 2020 e 2021, per garantire l’impegno al calo del debito. E questa potrebbe non essere l’unica cessione dei gialloverdi agli eurocrati e ai mercati: si studiano anche tagli alla spesa, a partire da quella dei ministeri, se la crescita non sarà quella programmata nel Def. Ma dove e come tagliare, a vertice concluso tuttavia non viene messo ancora nero su bianco, segno che i nodi sono tutt'altro che sciolti. E’ l’aspetto politico, tuttavia, a stare a cuore a Di Maio e alvini. I due arrivano a Palazzo Chigi poco dopo le 17 ma il vertice ufficiale inizia quasi un’ora dopo. Possibile, anche se fonti di governo non lo confermano, che tra i due leader ci sia stato un ultimo scambio, anche per chiarire i dubbi che, ancora in queste ore, emergono dalla Lega sul reddito di cittadinanza. I cinque stelle notano che Salvini continua a non citarla nelle sue dichiarazioni ma Di Maio non può e non vuole cedere: si deve partire dal 2019, al massimo ad aprile. La nottata sarà ancora di lavoro, ma il M5s è ottimista di poter andare a difendere nelle piazze le misure bandiera della manovra.