Marcello Foa è il nuovo presidente della Rai. Dopo lo stop del 1 agosto, la Vigilanza dà il via libera alla sua nomina: 27 i voti favorevoli, compresi quelli decisivi di Forza Italia, frutto del 'patto di Arcore' tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, tre i no, una scheda bianca e una nulla.
Raggiunto il quorum di legge, oggi alle 14 l’ex giornalista del Giornale siederà nella nuova veste al tavolo del cda e la Rai potrà voltare pagina dopo un lungo stallo. Lo scrutinio segreto a San Macuto riserva però gli ultimi brividi.
Il dem Michele Anzaldi, assente in commissione come tutto il Pd, parla di rischi di «voto taroccato» e chiede l'accesso agli atti della seduta: nel mirino, due schede che - accanto alla prevista indicazione del 'sì' - riporterebbero anche il nome di Foa.
«L'indicazione di voto era chiara», replica il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, che ha votato scheda bianca come la prima volta. In ogni caso, al blocco Lega-M5S-Fdi, con l'appoggio esterno degli azzurri, mancherebbero all'appello due voti: la scheda nulla e il terzo voto contrario che si è sommato a quelli di LeU.
«È stato eletto per un pelo», commentano Loredana De Petris e Federico Fornaro. «Potrebbe essere un errore», minimizza Massimiliano Capitanio (Lega). Mentre il capogruppo FI in commissione Giorgio Mulè è pronto a scommettere sull'unione dei suoi: «Eravamo compatti e sereni dopo l’audizione di Foa».
Un’audizione, nel primo pomeriggio a San Macuto, che il presidente in pectore svolge come una sorta di manifesto programmatico: «Sarò garante del pluralismo», promette, assicurando di non aver «mai militato in un partito, né preso tessere, né cercato appoggi politici per fare carriera. Sono stato sempre coerente con me stesso, cercando di fare con umiltà il mio mestiere in base agli insegnamenti dei maestri, da Montanelli a Cervi». Per di più, sottolinea, «il mandato che ho ricevuto dal governo non è politico, ma professionale».
Una frase che finisce nel mirino dell’opposizione, ma anche dell’Usigrai: «Il governo non deve avere alcun ruolo nella scelta del presidente, non deve interferire in alcun modo». E Foa replica: dopo la bocciatura in Vigilanza, «essendo di nomina governativa, ho messo a disposizione il mandato al Mef e ho aspettato diligentemente che il governo valutasse la situazione», poi «quando è stata proposta la mia ricandidatura da un altro membro del cda, l’ho accettata avendo percepito la
possibilità che la commissione potesse valutarla nuovamente».
L’ex ad del gruppo Corriere del Ticino fa anche 'mea culpa' sul presidente Mattarella, che aveva criticato in un post ("Non è mai stata né sarà mai mia intenzione offendere il capo dello Stato") e - incalzato dall’opposizione, che gli contesta i retweet di messaggi di Casa Pound, dei no vax o le posizioni sovraniste - spiega che «i social inducono a scelte impulsive, perché si è attratti da un titolo o ci si trova in un certo stato d’animo».
E qualche volta gli scherzi li gioca anche l'emozione: giustifica così anche la gaffe di ieri mattina, quando ha parlato su Twitter di «deposizione» in Vigilanza. Pd e Leu gridano all’inciucio tra la maggioranza giallo-verde e Forza Italia: i dem lanciano l’hashtag #M5Silvio, Nicola Fratoianni intravede «le mani di Berlusconi sulla tv di Stato».
«Possiamo finalmente iniziare a lavorare per il cambiamento», è la replica dei Cinque Stelle, che ribadiscono l’obiettivo di «una Rai finalmente libera dal condizionamento della politica». Il primo banco di prova saranno le nomine, che da settimane rimbalzano nelle indiscrezioni di stampa, tra il Cencelli dei partiti e l’impegno dell’ad Salini per scelte autonome, basate sui rapporti di stima e sulle competenze.
Un pacchetto che prenderà corpo soltanto nelle prossime settimane: per il Tg1 i nomi che circolano sono ancora quelli di Gennaro Sangiuliano, Alberto Matano, Franco Di Mare; per il Tg2 si parla di Luciano Ghelfi, ma avrebbe chance anche Giuseppe Carboni; per il Tg3 i rumors oscillano tra la conferma di Luca Mazzà e l’arrivo di Gianluca Foschi da La7.
Quanto alle reti, per Rai1 si fa il nome di Marcello Ciannamea, per Rai2 di Maria Pia Ammirati, mentre a Rai3 potrebbe restare Stefano Coletta. Nella tornata di avvicendamenti potrebbero entrare anche nomi come quelli di Laura Carafoli, Antonella D’Errico e Carlo Freccero, che godono della stima dell’ad.
Intanto domani la Rai si prepara alla 'fase due', con un vertice pienamente operativo: sul tavolo del cda, oltre alla presa d’atto della nomina di Foa, l’ad Salini che ha improntato il suo lavoro finora al rigore istituzionale, dovrebbe portare solo l’interim per la TgR, che dal 30 settembre resta vacante con l’uscita definitiva di Vincenzo Morgante dall’azienda.
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