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I Cinquestelle continuano a puntare forte sul reddito di cittadinanza, Di Maio: "Il via a metà marzo"

Luigi Di Maio

Governo e maggioranza sempre alle   prese con numeri e misure della prossima legge di bilancio. A due giorni dalla scadenza ufficiale per la presentazione della  Nota di aggiornamento al Def, che delinea i confini contabili   della manovra, si conferma l’intenzione di fissare l’asticella   del deficit appena sotto la soglia psicologica del 2%, all’1,9.

E al contempo si ragiona della possibilità che nel corso   dell’esame in Parlamento il tetto venga rivisto ancora una volta   al rialzo, salendo di qualche decimale fino a un massimo del   2,1-2,2%.  Un percorso, che anche nella sua versione più minimalista    comporta che le Aule di Camera e Senato approvino, a maggioranza   assoluta, la richiesta dell’Esecutivo di rinviare il pareggio di   bilancio. La caccia alle coperture si esercita comunque a ampio raggio e Lega e 5Stelle continuano a studiare il modo per poter  mettere in campo le misure bandiera: pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza.

Ed è proprio quest’ultimo che sarà al   centro di una riunione convocata dal vicepremier Luigi Di Maio   con i ministri pentastellati, che all’unisono ribadiscono di   essere pronti a mantenere le promesse fatte. Il che non vuol  dire che non possano essere fissati alcuni paletti per   delimitare la platea di chi potrà chiedere l’assegno, che sempre  Di Maio ribadisce sarà operativo da marzo 2019, riducendo così gli oneri per le casse dello Stato: è di oggi infatti   l'annuncio, fatto però dal sottosegretario alla presidenza del   Consiglio ed esponente però della Lega Guido Guidesi,   dell’ipotesi di collegare l’erogazione dell’assegno alla   condizione economica così come fotografata dall’Isee oppure di   immaginarlo come «incentivo all’occupazione» e quindi magari a   tempo. Ciò che appare ormai scontato è che questa misura, come molte altre, sarà ospitata in un provvedimento ad hoc collegato   alla manovra, che nelle intenzioni dell’Esecutivo sarà invece   snella e viaggerà in tandem con un decreto fiscale.

I gialloverdi, almeno a parole, continuano a restare   inamovibili anche sulla necessità di riformare la legge Fornero   che allunga l’età pensionabile: al momento, riferiscono fonti   vicine al dossier, sarebbe allo studio sempre e solo una   combinazione fra età anagrafica e contributi maturati senza   quindi prevedere una decurtazione dell’assegno per chi sceglie   di lasciare il lavoro.

Ma non è escluso che di fronte alla   stretta finale, valutate le spese necessarie, il governo scelga   una strada diversa. Intanto, con l’ambizione di riuscire anche a   raggranellare un tesoretto "sommerso" continua il lavoro sulla cosiddetta pace fiscale che potrebbe riguardare anche l’Iva, limitando la sanatoria a sanzioni e tributi. Sempre sul fronte   fiscale, in campo poi un primo segnale sui prezzi dei   carburanti, con un taglio delle accise da circa 250-300 milioni.   Tornando al quadro macro, è sempre più scontato che l’Italia   ricorrerà ampiamente al deficit per finanziare la prima legge di   bilancio dell’Esecutivo Conte ma resta che «il fianco scoperto   del Paese è il debito pubblico», osserva il ministro per gli   Affari europei, Paolo Savona, e che quindi Roma si collocherà   sotto la soglia francese del 2,8%.

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