Niente più negozi aperti tutte le domeniche o nei giorni festivi: il M5S e la Lega lo hanno promesso in campagna elettorale e ora hanno deciso di far partire alla Camera l'iter di una serie di proposte di legge che puntano a chiudere l'era delle liberalizzazioni del governo Monti, prevedendo solo qualche deroga. Una linea che nei mesi passati era stata annunciata da parte di entrambi i vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, e che ha trovato una sponda negli ambienti vicini alla Chiesa, oltre che tra i piccoli commercianti; critiche se non contrarie invece da sempre, la grande distribuzione e le associazioni dei consumatori. La commissione attività produttive di Montecitorio ha infatti incardinato un pacchetto di provvedimenti, tra cui quelli a firma della presidente della commissione e deputata leghista Barbara Saltamartini e dell'attuale sottosegretario allo sviluppo economico Davide Crippa (M5S), che fissano una serie di paletti alla possibilità di tenere aperte le saracinesche per gli esercizi commerciali. "Tuteleremo - assicura Michele Dell'Orco, sottosegretario pentastellato ai Trasporti - chi lavora nei centri commerciali e i piccoli negozianti distrutti dalla grande distribuzione". In programma, spiega la deputata Giorgia Andreuzza, capogruppo della Lega sempre in commissione Attività Produttive della Camera, un "fitto ciclo di audizioni" con l'obiettivo di mettere a punto nel corso dell'esame misure che "non penalizzino il commercio, in particolare quello di prossimità e le botteghe storiche e, dall'altra, restituiscano alle famiglie una dimensione socio-economica più a misura d'uomo". Non solo. Lo stop alle liberalizzazioni introdotte nel 2011 con il Salva-Italia ci sarà ma prevederà anche deroghe "per città d'arte e turistiche", assicura sempre la Lega. Nelle prossime settimane sarà comunque necessario un lavoro di limatura per raggiungere un accordo all'interno della maggioranza dato che la proposta della Lega appare più restrittiva di quella degli alleati pentastellati. Nella versione a firma Saltamartini sono le regioni, sentiti gli enti locali, a mettere a punto il calendario ma le uniche deroghe concesse sono quattro domeniche di dicembre e altri 4 giorni (fra domeniche e festivi) nel corso di un anno. Nella versione M5S spetta sempre alle regioni stabilire le nuove regole prevedendo dei turni fra i negozi che però non potranno essere aperti per più di una domenica al mese. Tra le proposte all'esame dei deputati, c'è poi anche un provvedimento a firma di Gianluca Benamati (Pd) che riproduce il testo unico, e dunque sul quale si era registrato un consenso trasversale, approvato nella scorsa legislatura proprio a Montecitorio. All'epoca, l'intesa raggiunta tra le forze politiche non toccava il principio cardine delle liberalizzazioni ma prevedeva l'introduzione di un calendario di 12 giorni festivi nell'arco di un anno stabilendo però anche alcune deroghe a favore della vendita al dettaglio.