Tensione all’interno della maggioranza di governo sul nodo ancora aperto dei tagli alle pensioni d’oro. Com'è noto i Cinque Stelle vorrebbero misure più nette, mentre il Carroccio vorrebbe edulcorarle.
Un punto di mediazione s'era faticosamente trovato lo scorso 6 agosto con la proposta di legge depositata a Montecitorio, a firma dei due capigruppo M5s e Lega, Francesco D’Uva e Riccardo Molinari. Il testo s'intitola «Disposizioni per favorire l'equità del sistema previdenziale attraverso il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, dei trattamenti pensionistici superiori a 4.000 euro mensili», ma non è ancora disponibile.
Questo progetto viene però oggi fatto a pezzi da Alberto Brambilla, considerato uno dei consiglieri più ascoltati dal segretario leghista Matteo Salvini. A suo giudizio, l’articolato contiene infatti tagli iniqui e arbitrari.
Parole che mettono immediatamente in allarme i Cinque Stelle, tanto che Luigi Di Maio, addirittura dal Cairo, reagisce con vigore richiamando all’ordine l’alleato di governo. «Nel contratto di governo - ricorda il vicepremier e ministro dello Sviluppo - abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d’oro. Sia ben chiaro che noi nel tagliarle agiamo su chi prende dai 4mila euro netti in su e se non hanno versato abbastanza contributi per arrivare a quella cifra noi tagliamo quella pensione privilegiata. Si va avanti - scandisce netto - e se qualcuno vuole dire che il contratto di governo non bisogna attuarlo lo dica chiaramente». E’ evidente che i Cinque Stelle non intendono mollare di un centimetro su un tema, quello del taglio ai cosiddetti privilegi previdenziali, che da sempre è una loro bandiera programmatica.
Il messaggio arriva forte e chiaro dentro la Lega, tanto che il Presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, Claudio Borghi getta immediatamente acqua sul fioco negando ogni dissapore con l’alleato e prendendo le distanze da Alberto Brambilla.
«E' un esperto che ascoltiamo con piacere ma non ha alcun ruolo interno alla Lega, tantomeno al governo: sul tema delle pensioni d’oro - sottolinea Borghi - non c'è alcuna polemica con M5s. Vale quanto stabilito nel Contratto di governo». Detto questo osserva che la proposta di legge non è il vangelo e che il dibattito parlamentare potrà apportare modifiche «in modo trasparente». Secondo Borghi, ad esempio, bisogna «correggere il tetto passando dall’intervento dai 4mila euro, ai 5mila, come previsto dal Contratto». Inoltre sottolinea la necessità di rimodulare le modalità dell’intervento sulle pensioni di chi «ha versato i contributi corrispondenti». Un punto su cui pone l’accento anche l’influente viceministro dell’Economia ed esponente della Lega Massimo Garavaglia. «Un conto è tagliare le pensioni legate a privilegi di carattere politico e quindi anche con regimi particolari. Altro - chiarisce - è tagliare le pensioni frutto di lavoro. Come sempre dipende da che cosa si scrive nelle norme».
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