Ancora una giornata di passione per la nave Diciotti, ancora una giornata di scontri politici, di appelli. "Può anche sbarcare in Italia - ha detto il ministro Matteo Salvini ad Agorà, ribadendo, in caso contrario, l'intenzione di rimandare i migranti in un porto libico - basta che i 177 migranti vengano suddivisi, nello spirito di solidarietà europea, che è fatta di 27 paesi. Facessero la cortesia, dal momento che abbiamo accolto più di 700mila persone arrivate via mare, di fare la loro parte". Il clima resta teso. Salvini ieri aveva lanciato il suo aut aut. "Confermo che o l'Europa si ricorda di esistere o l'Italia smetterà di essere il campo profughi dove tutti arrivano e tutti rimangono e gli italiani pagano. Ho già detto agli amici europei che se c'è un aiuto concreto veloce e immediato, bene. Altrimenti, visto che sono sbarcate in Italia 700mila persone negli ultimi anni, abbiano già dato", ha aggionto Salvini rispondendo a chi gli ha chiesto conferma sulla destinazione Pozzallo per la nave Diciotti. "O c'è un aiuto e una ridistribuzione immediata oppure cominceremo quello che è l'unico modo per bloccare gli scafisti cioè riportare persone in Libia", ha ribadito. La Valletta ha ribadito e motivato con forza il suo 'no'. "Siamo alle carte bollate con Malta - ha ammesso Salvini -, ma siccome il porto lo devo dare io, lo do soltanto se l'Europa si fa carico di tutti questi soggetti". Intanto, il medico Pietro Bartolo, che guida il poliambulatorio di Lampedusa dove qualche giorno fa sono stati portati 13 dei 190 migranti a bordo della Diciotti chiede "al governo di far sbarcare i migranti e solo successivamente prendere le iniziative che ritiene. E' disumano lasciare in mare persone che soffrono". Bartolo spiega che uno dei 13 ricoverati aveva un collasso polmonare ed è stato condotto a Palermo con un mezzo dell'elisoccorso. Gli altri sono stati dimessi e trasferiti prima nell'hotspot di Lampedusa e da lì in altri centri.