I suicidi tra i militari sono un fenomeno che «preoccupa» e che non va strumentalizzato. «Occorre lavorare duramente per stare più vicino ai nostri militari e alle loro famiglie, iniziando a incrementare il lavoro degli psicologi al fianco dei nostri soldati». A dirlo, secondo quanto riporta il Messaggero, è il ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
«La maggior parte dei nostri soldati proviene dal Sud e gran parte delle nostre caserme sono al Nord. Ma il nemico non viene più dalle Alpi, oggi le dinamiche sono più complesse e dobbiamo riadattare lo strumento della Difesa alle nuove minacce e ai nuovi sviluppi», osserva Trenta, secondo cui «la strada è lunga ma occorre intraprenderla se vogliamo davvero cambiare le cose». Obiettivo è il riordino delle caserme, «che passa prima per un accurato monitoraggio», e dunque favorire «i ricongiungimenti familiari».
«Bisogna fermare qualsiasi strumentalizzazione che accomuna tragedie del genere alle condizioni di lavoro dei nostri militari», perché «chi porta avanti tali tesi compie un vero e proprio atto di sciacallaggio nei confronti della vittima e della sua famiglia, già profondamente colpita dal dolore», dichiara Trenta.
Dietro un suicidio, rileva, «le variabili purtroppo sono molteplici e complesse, politicizzare episodi così drammatici significa non avere a cuore i nostri militari, chi pensa di prendere qualche voto esprimendo queste posizioni davanti a sé troverà il mio muro».
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