Cambio della guardia in arrivo all’Istat. C'è già il nome di chi guiderà la fucina dei dati sull'Italia, dal Pil all’occupazione. La ministra della P.a, Giulia Bongiorno, avrebbe già individuato la figura. Tanto che la proposta potrebbe arrivare sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri.
Tempi sprint, quindi. Il mandato di Giorgio Alleva, attuale numero uno, è scaduto giusto una settimana fa, il 15 luglio. Il regime di prorogatio, che scatta in questi casi, consente di allungare l’incarico fin quasi al termine di agosto. Ma la ministra non intende aspettare e avrebbe le idee chiare. Lo scenario che sembra profilarsi è quindi quello di un ricambio.
In linea teorica Alleva potrebbe restare ancora per un secondo mandato. L’attuale presidente infatti era stato nominato nel 2014 a seguito di una sorta di 'call’ voluta dall’allora ministra Marianna Madia. In quell'occasione si fecero avanti in quaranta. In lizza c'era anche Enrico Giovannini, l’ex ministro del Lavoro che aveva già tenuto il timone dell’Istituto. E il suo nome è circolato di nuovo nelle fasi concitate della formazione dell’esecutivo giallo-verde, come possibile candidato per uno dei ministeri.
In quella lista appariva anche l’economista Fiorella Kostoris. Se la scelta ricadesse su una donna sarebbe di certo una novità. A proposito di quote rosa, nel 2016 fece discutere la mancata riconferma come dirigente dell’Istituto di Linda Laura Sabbadini, pioniera delle statistiche sociali e di genere. Vicenda che coincise con un cambio di squadra, deciso da Alleva, propedeutico al lancio del cosiddetto piano di modernizzazione, che ha aperto le porte ai 'big data' e all’intreccio di fonti diverse (anche in ottica risparmio). Qualche polemica era poi nata a seguito di un incontro, il mese scorso, tra Alleva e il viceministro al Mef, Laura Castelli (si era parlato di «sinergia necessaria da mettere in atto con la politica").
Quanto al successore, Alleva è un docente di statistica ma la legge estende l’eleggibilità anche ad altre materie. Se si dovesse optare per l’economia, non si può dimenticare che un bacino da cui il governo già ha attinto è quello dell’università di Tor Vergata. Di sicuro il nome deve incontrare il plauso di maggioranze qualificate in Parlamento. Sono, infatti, necessari i pareri delle commissioni di Camera e Senato, prima che l'esecutivo possa dare conferma.
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