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Stop al voto di genere, l'Ars ci riprova ma esplode lo scontro in commissione

Un'immagine dell'audizione di oggi in commissione sulla legge per abolire il voto di genere. Nella foto le leader delle associazioni di donne convocate dal presidente Stefano Pellegrino

L’Ars ci riprova. Torna in discussione il disegno di legge che abolisce l’obbligo di votare anche per una donna alle elezioni Amministrative. E subito si scatena la protesta di pezzi del Pd e Liberi e Uguali contro il centrodestra che sta mettendo insieme una maggioranza trasversale a sostegno del disegno di legge.

Il testo - già andato al voto senza successo due volte nella scorsa legislatura - è stato ripresentato dal presidente della commissione Affari istituzionali, il forzista Stefano Pellegrino. E proprio dalla commissione Affari istituzionali è ripartito stamani il dibattito: convocate le rappresentanti delle principali associazioni di donne - Arcidonna, Mezzo Cielo ed Emily. Da domani si potrebbe già iniziare a votare per abolire un obbligo introdotto nel 2014 per fare in modo che se si esprimono due preferenze una debba essere obbligatoriamente destinata a una donna.

È una norma che potrebbe avere una maggioranza trasversale. Lo prevede lo stesso Pellegrino: «Nella precedente legislatura chi si è espresso contro questa norma era in realtà favorevole. Io penso, se non ci saranno ragioni diverse, che sarà sostenuto dalla maggioranza di centrodestra e anche dai grillini. E mi aspetto che pure pezzi del Pd votino a favore. Queste norme di stampo femminista sono ormai arcaiche».

Pellegrino confida nel fatto che Diventerà Bellissima, il movimento del presidente Musumeci, si è spesso detta favorevole ad abolire la tutela elettorale per le donne. E confida pure sul fatto che i grillini avevano presentato un loro disegno di legge analogo.

Ma Pellegrino rivela anche di contatti già avuti col Pd: «Il capogruppo Lupo mi ha chiesto di introdurre un emendamento che mantenga almeno l’obbligo di inserire nelle liste la metà di componenti di sesso femminile». Ma Antonello Cracolici schiera subito il Pd di traverso: «Sono assolutamente contrario all’abolizione del voto di genere».

Tuttavia Lupo ha precisato non essere d'accordo allo stop: «Non vi è alcun motivo per abolire la preferenza di genere. Da quando è stata introdotta ha dato risultati positivi incrementando la presenza delle donne nei consigli comunali. Nelle nove città capoluogo la presenza delle donne è passata dal sei al trenta percento. La proposta di alcuni deputati di Forza Italia è pretestuosa e fuori luogo».

Anche Claudio Fava si è schierato a sostegno del voto di genere: «Con l’introduzione della doppia preferenza di genere abbiamo evitato il triste spettacolo di aule consiliari occupate solo da uomini – ha detto il presidente della commissione Antimafia regionale -. E adesso all'Ars qualcuno vorrebbe riportare indietro le lancette della storia, magari tornando ad aule consiliari tutte al maschile per garantire qualche eletto fidelizzato in più. Non solo ci opporremo ma rilanciamo: nella proposta di modifica alla legge elettorale regionale che abbiamo presentato nelle scorse settimane il doppio voto di preferenza di genere è esteso anche all’Ars, affinché l’Assemblea regionale possa essere finalmente un consesso donne e di uomini, con pari dignità, presenza e capacità di rappresentanza».

Protesta Milena Gentile, leader dell'associazione Emily: "Serpeggia per l'ennesima volta un emendamento che vuole abolire la doppia preferenza di genere nella legge elettorale siciliana in assoluta controtendenza con l'Onu e con la Corte Costituzionale! Non se ne può più"!

"L'incredibile accanimento con cui la I Commissione dell'Ars continua a tentare l'abolizione della doppia preferenza di genere spiega, paradossalmente, perché la Sicilia sia ultima nelle classifiche per ricchezza e vivibilità - dichiara Marianna Caronia, deputata regionale all'Ars -. Di fronte ad un panorama economico così disastroso come quello siciliano, una parte della classe politica, guarda caso a prevalenza maschile, considera l'abolizione della preferenza di genere una priorità indifferibile! Proprio questo accanimento dimostra invece quanto questa norma sia non soltanto utile ma anche necessaria, perché dimostra come una qualificata presenza femminile nelle istituzioni possa essere il cardine per rompere interessi personali ed un vecchio modo di fare politica che certamente non è a servizio della comunità".

“Indietro non si torna, la doppia preferenza non si tocca - commenta Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna -. L'azione positiva ha funzionata portando dal 6% al 33% le consigliere elette nei Comuni Siciliani. Sarebbe un pessimo segnale politico e la Sicilia e le donne siciliane non lo meritano". Valeria Ajovalasit ha chiesto al relatore e a tutta la commissione di non portare in aula il disegno di legge. “La Sicilia ha ben altre priorità da portare in aula. Vigileremo con attenzione gli ordini del giorno e i lavori d’aula. Non si può continuare a ridiscutere un’azione positiva che ha funzionato e che è presente in tutte le Regioni”.

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