L'odissea della Aquarius è terminata sul molo 1 del porto di Valencia, quello per le navi da crociera. E finisce con i sorrisi veri di chi alla fine e nonostante tutto ce l'ha fatta e ora, finalmente, ha davanti una speranza. Una vita diversa. Il convoglio con l'Aquarius è davanti a Valencia già nella notte: sulla nave delle Ong ma anche su Dattilo della Guardia Costiera, l'imbarcazione che ha avuto il compito di guidare questo viaggio che ha spaccato l'Europa, si canta e si balla e non sono solo i migranti a far festa, perché in mare si è tutti uguali e lo sa bene chi di vite ne ha salvate a migliaia. La prima ad entrare in porto è proprio Dattilo, alle 6.20; mezzora dopo è già in banchina pronta a lasciare andare uomini, donne e bambini alla loro nuova vita. I più piccoli portano via i pelouche che questi uomini avevano fatto arrivare da Olbia, quando la nave ha deviato per evitare il maltempo che imperversava sulle coste occidentali della Sardegna. Quando i medici salgono a bordo entra a pieno regime la macchina dell'accoglienza messa su dalla Spagna. Il governo Sanchez per inaugurare il nuovo corso ha voluto fare le cose in grande: motovedette, elicotteri, navi militari, 2.300 persone per gestire uno sbarco di poco più di 600. La macchina dell'accoglienza funziona, alle 17.30 lo sbarco è concluso e diversi migranti sono già nei centri di accoglienza. In 144, invece, vanno in ospedale, di cui 22 minori, per accertamenti più approfonditi, ma alla fine saranno probabilmente solo 6 quelli che verranno ricoverati per patologie pregresse. "Non siamo più gli zerbini d'Europa" e "finalmente tedeschi, francesi, belgi, olandesi e anche spagnoli ci ascoltano". A poche ore dall'incontro a Berlino tra Giuseppe Conte e Angela Merkel in vista dell'insidioso vertice Ue di fine giugno Matteo Salvini detta la linea rivendicando un protagonismo italiano sul dossier che scuote le cancellerie di mezza Europa, avvertendo ancora una volta che la priorità è "l'interesse nazionale". E facendo anche un ulteriore passo in avanti: dopo l'impegno per ridurre gli sbarchi, ora "lavorerò per aumentare le espulsioni", dice. Ma senza sfilarsi dall'impegno per una soluzione strutturale, un piano per l'Africa con "interventi di sviluppo" per "arginare l'immigrazione verso l'Europa". Forte del punto tenuto sulla vicenda Aquarius, ringrazia diplomaticamente il governo spagnolo e dice provocatoriamente di augurarsi che "ne accolga altri 66.000". E ne ha anche per Macron. "Sono sicuro che, con il presidente francese, che ha un cuore così grande, dopo la Spagna toccherà alla Francia e poi magari al Portogallo e a Malta" accogliere i migranti. Roma, quindi, continuerà a tenere i porti chiusi, come del resto ha ribadito ieri Salvini alle due navi umanitarie di associazioni tedesche con bandiera olandese: "Non sbarcherete in Italia". Intanto il governo di Pedro Sanchez mette le mani avanti. E dopo aver chiarito che saranno rimandati indietro i migranti dell'Aquarius che non hanno diritto all'asilo, Madrid, attraverso il ministro dell'Immigrazione Magdalena Valerio, precisa che l'Unione europea "deve riconoscere di aver bisogno di una politica sull'immigrazione adatta a questi tempi". Difficile che a Valencia e dintorni permettano il ripetersi dell'odissea che per anni hanno vissuto Lampedusa o Lesbo, anche se l'annuncio della rimozione del filo spinato dal 'muro' di confine anti-immigrati che circonda le enclave spagnole in terra africana, Ceuta e Melilla, sembra preannunciare una gestione più morbida della politica di contenimento dei disperati in arrivo. E in vista del vertice del 28 e 29 giugno il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi rilancia, in un'intervista, la proposta degli hotspot nei Paesi d'origine e di transito dei migranti, anzi dei "centri di assistenza, informazione e protezione" che dovranno essere gestiti dall'Europa. I tempi non saranno brevi e nel frattempo sulla modifica del Trattato di Dublino è nebbia fitta. Ma l'idea degli hotspot non dispiace. Conte ha incassato sul dossier un'intesa di massima con Emmanuel Macron che, tra l'altro, ha ammesso la necessità di progredire su una riforma profonda di Dublino". Il capo dell'Eliseo vedrà anche lui, martedì, la cancelliera tedesca. Intanto oggi a Berlino Conte parlerà con la Merkel. E' la seconda volta che si vedono, dopo il faccia a faccia al G7 in Canada, e sul tavolo oltre agli hotspot e il piano per l'Africa si proverà a tentare una quadra sull'intero dossier che vede la cancelliera sotto tiro del suo ministro dell'Interno, il falco bavarese Horst Seehofer. Dopo l'affronto dell' 'asse dei volenterosi' con Roma e Vienna lanciato da Seehofer in chiave anti-Merkel e la richiesta di una decisione immediata sui respingimenti dei migranti ai confini con i partner europei, il rischio che salti la coalizione non è mai tramontato. La cancelliera finora ha resistito, rifiutando qualsiasi fuga in avanti e ripetendo che "quella delle migrazioni è una sfida europea, che ha bisogno di una risposta europea". Sarà questa la linea dell'incontro con il premier italiano: la necessità di un'azione concertata tra i 28 per ridisegnare il sistema d'asilo, confortata dalle parole di ieri del ministro degli Esteri Heiko Maas che ha teso una mano a Roma, ammettendo che "la Germania ha fatto molti errori con l'Italia" e parlando di aperture nei confronti dell'esecutivo giallo-verde. Una sponda su questa linea è quella offerta dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che ha ribadito più volte che gli "assolo nazionali non portano" ad alcun progresso. La scommessa è trasformare l'asse dei volenterosi, di cui diffida Macron e non solo, in un'intesa a 28 che "abbracci l'intero arco europeo", come auspicato da Conte a Parigi.