Il popolo italiano ha fatto bene: così Donald Trump su Twitter commenta l'incontro avuto a margine del G7 con il premier Giuseppe Conte. "Ho appena incontrato il nuovo primo ministro italiano Giuseppe Conte, davvero un bravo ragazzo. A breve sarà ricevuto con tutti gli onori a Washington, alla Casa Bianca. Farà un grande lavoro". "Il rapporto con Trump è stato da subito molto cordiale c'è stata una grande apertura nei miei confronti, che è stata naturalmente ricambiata. Da parte sua grande curiosità e attenzione per la nuova esperienza di governo. Nel bilaterale mi ha chiesto dettagli sulla formazione del governo. Si è congratulato e ha espresso molto entusiasmo per l'attività che ci attende. Quanto prima ci sarà un incontro con la Casa Bianca". Lo dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella conferenza stampa al termine del G7. «Mi assumo la piena responsabilità di guidare questo governo e indirizzarne la politica». Dal Canada, mentre Donald Trump via Twitter lo definisce «un bravo ragazzo», Giuseppe Conte respinge al mittente le accuse e i veleni che anche Oltreoceano lo raggiungono dall’Italia. Un premier con poca autonomia, teleguidato da i suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini? C'è "piena sintonia" con loro, afferma, ma anche l’autonomia di venire al G7 e smarcarsi dai toni duri del leader sulla Lega sulla Russia e i migranti: «Il governo non ce l’ha con le ong». Sul dossier migranti, caro sia all’elettorato del M5s che a quello della Lega, Conte sottolinea che «si gioca un passaggio importante non solo per il nostro ruolo in Europa, dove rimarremo, ma si gioca il futuro dell’Europa». Dunque, al prossimo consiglio europeo «l'Italia per una volta valuterà gli altri, il nostro Paese è sempre sotto osservazione, questa volta accadrà il contrario». Ma il presidente del Consiglio frena su alcune dichiarazioni al vetriolo del suo ministro dell’Interno. E non solo dichiara che «le ong non sono il problema» ma aggiunge che «il sistema articolato» di gestione dei flussi in vigore nel Paese «funziona, anche se non è la soluzione». E’ la prima conferenza stampa da premier, al debutto internazionale su un palcoscenico difficile come il G7. E Conte sottolinea l’intenzione di rispondere alle domande della stampa, a partire da quella più ostile ("Ci attaccano, quindi dobbiamo dialogare di più con loro...", dice parlando con i cronisti a margine). Ma sul programma del suo governo, sulle priorità economiche che intende darsi, non si sbilancia, rinviando al confronto che deve ancora avvenire nella maggioranza di governo. "L'agenda di lavoro è quella del contratto. Per la concreta realizzazione e la successione diacronica mi confronterò con i ministri dell’area economica ed europea", dichiara. Poi si ferma e, da professore, spiega ai giornalisti che diacronico vuol dire "la successione delle varie iniziative". Ma stempera anche con una battuta e a chi gli chiede del vertice in programma martedì a Palazzo Chigi con i ministri, risponde: «Lei sa prima di me dell’incontro...». Un colloquio con il direttore del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde chiude il primo G7 del governo giallo-verde, che si trova subito ad affrontare la turbolenza dei mercati e la crescita dello spread. Ma Conte assicura: "Nessuna preoccupazione da parte mia e nessuna da parte sua" sull'Italia. Mentre da Donald Trump, che lo ha invitato per un bilaterale alla Casa Bianca, riceve via Twitter, mentre è in corso la conferenza stampa, una forte apertura di credito: «Farà un grande lavoro, il popolo italiano ha fatto bene». Sui dazi imposti dagli Usa però schiera l’Italia con i partner europei. Critica «alcune dichiarazioni alla vigilia» (di Trump, di Macron, di Trudeau) che «hanno creato un’escalation», ma aggiunge: «I Paesi europei, e noi siamo tra quelli, non possono essere contenti perché da quelle misure possono essere svantaggiati». Quanto alla Russia, conferma la linea del dialogo e del lavoro perché torni al tavolo del G8, ma frena la spinta di Salvini a mettere il veto sul rinnovo delle sanzioni: il percorso sarà graduale e l’Italia non può fare da sola. Infine, la Nato. Lunedì a Roma il nuovo premier vedrà Jens Stoltenberg, segretario generale, e alla vigilia - tornando a rassicurare chi teme uno spostamento dell’asse verso Mosca - conferma che la collocazione dell’Italia è pienamente nell’alleanza atlantica. E frena chi nel M5s vorrebbe un graduale disimpegno dalle missioni militari: l’Italia conferma quelle in corso e per il futuro «valuterà di volta in volta».