Il presidente di Confindustria Boccia: "Finisca la campagna elettorale ora governare il Paese"
«Voglio lanciare un messaggio chiaro, chi vuol capire capisca: chi è contro l'industria è contro l’Italia» dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, di fronte alla platea dei giovani imprenditori al convegno di Rapallo. Sintetizza così due giorni in cui gli industriali hanno misurato gli spazi ed hanno delineato i confini per il confronto da aprire con il nuovo Governo Lega-M5s. Dopo il passo verso il dialogo degli under-40 (che hanno proposto la strada di un 'patto generazionalè con i giovani della nuova scena politica), il leader degli industriali sottolinea la «responsabilità» delle parti sociali di non sottrarsi al confronto, coglie e apprezza le parole di "moderazione" del premier Giuseppe Conte e del ministro e vicepremier Luigi Di Maio che «aprono un fronte di confronto» ma soprattutto avverte: con le amministrative «finisca la campagna elettorale e si cominci a governare il Paese. Evitiamo una nuova campagna elettorale» fino alle europee. «Ora il Paese va governato. Servono scelte. E queste scelte devono essere chiare. Non si può dire oggi una cosa e oggi un’altra». I giovani imprenditori avrebbero voluto il neoministro del Lavoro e dello Sviluppo ospite al convegno, per avviare un confronto diretto. Senza interlocutori del nuovo Governo a Rapallo, come all’assemblea annuale dello scorso maggio, Confindustria si è quindi rivolta ad un convitato di pietra: "Ora Lega e M5s sono al governo del Paese, sono l’establishment, abbiamo bisogno di scelte coerenti», dice Boccia; «E' arrivato il momento in cui la politica deve trasformare le speranze in certezze, il tempo in cui le parole devono trasformarsi in fatti, scelte, priorità». E’ «nelle responsabilità delle parti sociali aprire un confronto. Siamo pronti, appena ci convocheranno, a proporre quelle che sono le nostre idee di politica economica": il 'patto della fabbricà siglato tra industriali e sindacati è la base di confronto proposta da Boccia. Che puntualizza ancora una volta i confini che per gli industriali sono invalicabili. La sostenibilità: una priorità assoluta, «la riduzione del debito è il primo atto di responsabilità». Il fisco: no a misure insostenibili come la flat tax, gli industriali chiedono un taglio del cuneo fiscale ed una detassazione-decontribuzione che permetta di offrire più lavoro ai giovani. Protezionismo, dazi, sanzioni alla Russia (che per l’economia sarebbe utile eliminare): serve «una cornice europea», l’Italia non può muoversi «fuori dal club». E sull'Ilva il faro guida deve essere quello «dell’interesse nazionale». La questione industriale è un punto fermo. Così, riscuote applausi la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che interviene toccando le corde più sensibili degli imprenditori: «Iniziamo col ridare centralità all’industria, alla fabbrica, all’impresa», «il lavoro è la vera questione nazionale», «è un appuntamento con la storia economica e di sviluppo strategico al quale nessuno può sottrarsi. Si può governarlo, o subirlo. Certamente non ignorarlo». E avverte: il debito pubblico «ha raggiunto il suo massimo storico. Ciò rappresenta un freno agli investimenti e quindi alla crescita oltre ad esporre l’Italia alle speculazioni dei mercati finanziari».