«Voi non siete il bipolarismo, siete una coalizione: Di Maio e Salvini, facce della stessa medaglia. Non siete 'lo Statò: siete il potere, siete l’establishment. E noi siamo l’alternativa». Matteo Renzi debutta in Aula da senatore. E per un giorno, di rientro dalla missione in Cina e in partenza per gli Usa per commemorare Bob Kennedy, si riprende la scena, alla testa del fronte del «No» al governo giallo-verde. «Tocca a voi, non avete più alibi: noi non faremo sconti», dice guardando dritto verso i banchi del governo dove ora siede Giuseppe Conte. Il primo atto, annuncia, sarà portare al Copasir il ministro della Difesa Elisabetta Trenta perché chiarisca se ha conflitti d’interesse. Capo delle opposizioni?, gli chiedono (con malizioso riferimento anche a FI) mentre solca il transatlantico. E Renzi non risponde. Nel Pd c'è chi storce il naso per il suo ritrovato protagonismo: «Mentre il reggente Martina tiene al Nazareno una giornata di studio sull'opposizione a destre e populismi, Renzi parla per il Pd: dobbiamo accelerare il congresso», dice un deputato di minoranza. Alla Camera, domani, all’opposizione siederanno Paolo Gentiloni, Pier Carlo Padoan (nel pomeriggio in assemblea del gruppo sottolinea i rischi del nuovo governo) e tanti ex ministri. Tutte energie per ripartire, sottolinea Carlo Calenda, che difende e 'arruolà Renzi: «Bel discorso, da battaglia». Nei capannelli fuori dall’Aula, il senatore di Firenze si mostra consapevole che ripartire per il Pd non sarà facile: "Conte è uno che alla gente può piacere, ha uno stile suo, diverso da Salvini e Di Maio», dice. «Rocco Casalino ha fatto un capolavoro. Noi abbiamo fatto le cose, loro le raccontano. Il reddito d’inclusione sarà reddito di cittadinanza, la flat tax per le imprese è la nostra Iri, che è pronta anche se Gentiloni ha rinviato di un anno, sui migranti hanno la linea di Minniti». In Aula l’ex premier, cui il gruppo riserva 15 minuti ("Ero abituato a 45...", dice autoironico), annuncia un’opposizione "diversa" da quella del passato di M5s e Lega e "rispetto" istituzionale: «Lei è il premier di tutti», dice a Conte. Poi incalza, per mettere in rilievo che «è stato giusto» non fare un governo M5s-Pd e che «l'alternativa» ora è il Pd. Renzi attacca sul contratto di governo: «E' scritto con l’inchiostro simpatico ed è garantito da un assegno a vuoto». Sfida Salvini sui toni "incendiari" che non si addicono a un ministro, Di Maio per aver detto che "lo Stato siamo noi". E definisce Conte "collega non eletto": «Quello che chiamavano 'inciucio' oggi è 'contratto'. Avete cambiato il vocabolario». «Ricordate a me e ai miei familiari che hanno fatto per mesi?», dice ai colleghi, prima di ricordare che nel governo c'è "chi ha assunto parenti, chi ha avuto problemi con il fisco, chi è stato coinvolto in intercettazioni imbarazzanti". Sul ministro Trenta, per i ruoli nella Link University e nella società operante nell’ambito della difesa Sudgest Aid Scarl, il Pd presenta un’interrogazione e chiede la convocazione davanti al Copasir. «No a un governo giallo-verde con sfumature di nero e con il premier non autonomo», attacca Andrea Marcucci. L'opposizione del Pd a trazione renziana riparte da qui.