Nella formazione del governo ci sono troppi "diktat" fuori dalla Costituzione. A sostenerlo è mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che interpreta la posizione della Chiesa italiana schierata al fianco del presidente Mattarella. «Ho fatto fatica in questi 83 giorni a distinguere il dialetto pre-elettorale, che ci sta tutto, dalla grammatica semplice ma impegnativa della Costituzione. Troppe volte ho visto confondere l’una con l’altra, ho visto attribuirsi prerogative che la Carta non prevede. Mi sono dovuto informare per capire fin dove si possono dare diktat, e fino a che punto invece si dovrebbe dare il buon esempio», ha affermato Galantino a "1/2 ora in più". «Ad esempio l’imposizione di un tale ministro, l’annuncio di un provvedimento... Ma non è solo il problema del prof. Savona - ha osservato il numero due della Cei - ma è il clima che mi preoccupa». «Quando si perde il desiderio di confrontarsi ragionevolmente su quello che oggi è necessario in questo tipo di Europa, e si considera ciò che è stato fatto tutto da buttare, rischiamo di mettere l’Italia in una situazione difficile da recuperare», ha avvertito. Ma è stato oggi il giornale dei vescovi, Avvenire, a mandare un vero altolà a quello che definisce «assurdo assedio» al Colle. «Nessun leader degno di questo nome, e di una decente democrazia, può permettersi di tentare di imporre, con una sorta di tonante e assurdo 'assediò al Quirinale, le sue pretese riguardo a decisioni e nomine che rientrano nelle prerogative proprie del massimo garante delle nostre Istituzioni democratiche e della legalità repubblicana», ha scritto il direttore Marco Tarquinio in un editoriale di prima pagina. Il presidente Mattarella, ha proseguito, «sta agendo da arbitro, con saggezza e misura, interessato solo al bene comune e al buon funzionamento del serissimo "gioco" della politica. Politica che è certamente potere, ma che dovrebbe essere sempre servizio e arte dell’equilibrio utile, giusto e necessario». «Osiamo credere - ha aggiunto Tarquinio - che il molto loquace e aggressivo segretario della Lega e il sibillino e ultimativo leader del M5s riescano, ognuno per la propria parte, a dimostrare senso del limite indispensabile per governare e pieno rispetto di quella Costituzione sulla quale potrebbero essere chiamati presto a giurare solennemente come ministri». «E osiamo sperare - ha concluso - che colui che viene usato come testa d’ariete in questo rovente attacco al Colle, il professor Paolo Savona, si sottragga all’incresciosa diminutio capitis».