In un impasse inedito nella storia recente della Repubblica, al M5S non poteva che toccare un ruolo inedito: quello di mediatore. Nelle ore cruciali che precedono la formazione del governo o il suo precoce deflagrare è Giuseppe Conte, il premier incaricato targato M5S, ad essere «offerto», al Colle, come figura di garanzia su un governo che, con Paolo Savona al Mef, rischia di essere a forte trazione anti-Ue. È l’unica strada, al momento, percorribile per il M5S. Un piano B viene infatti seccamente smentito da fonti leghiste: il nome di Savona all’Economia, ribadiscono, è conditio sine qua non per un governo che rispetti il voto del 4 marzo. A tarda sera la proposta dei ministri inviata da Matteo Salvini a Conte include l’economista sardo a capo del Tesoro. È il resto del puzzle a cambiare sensibilmente, anche per cercare di andare incontro agli input del presidente Mattarella. Un’alternativa in realtà c'è, ed è quel ritorno al voto evocato più volte da Salvini e sul quale anche il M5S è costretto ad attrezzarsi. Tanto che nel pomeriggio, fonti parlamentari parlavano già di un’idea balenata nelle ultime ore nel Movimento: quella di tornare alle urne facendo asse con la Lega e «spartirsi» con l'alleato, il voto del Nord e del Sud. È al governo, però, che il M5S continua a guardare con convinzione. Per tutta la giornata Luigi Di Maio si confronta con Conte sulla squadra di governo. A Montecitorio arriva anche Luca Giansanti, in pole per gli Esteri come Giampiero Massolo. Enzo Moavero Milanesi, altra figura di garanzia filo-Ue, resta un’opzione possibile per gli Affari Europei. Mise e Lavoro saranno il territorio di Di Maio e in quota M5S dovrebbero finire anche Cultura, Ambiente e Difesa, dove resta in corsa Emanuela Trenta, e Giustizia, dove resiste la candidatura di Alfonso Bonafede. La sorpresa dell’ultima ora riguarda il ministero dei Trasporti che, dopo una parentesi leghista, torna sotto l’ala pentastellata. Difficile che sia Laura Castelli a guidarlo (per lei più probabile il ministero della P.a.) mentre tra i favoriti c'è il geomorfologo Mauro Coltorti. In bilico i Rapporti con il Parlamento, dove tra i nomi in pole restano quello di Giulia Bongiorno (Lega) e quelli degli M5S Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro. Il Carroccio, oltre all’Interno, avrà Affari Regionali, Agricoltura e Turismo e Famiglia e Disabilità: Stefano Candiani, Lorenzo Fontana e Gian Marco Centinaio i nomi in pole per i primi due mentre Arianna Lazzarini corre per il terzo. Alla Lega, probabilmente, anche la delega alle Tlc mentre per il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono in corsa Fontana e Giancarlo Giorgetti. E, con i Trasporti al M5S, potrebbero virare verso la Lega l’Istruzione o la Sanità (o entrambi): tra i nomi quello di Gianluigi Vago e quello di Massimo Garavaglia.