Se il primo giorno da premier incaricato per Giuseppe Conte è stato tutto in salita, non si annunciano molto più facili le prossime ore. Il nodo sta soprattutto nella nomina del ministro dell'Economia.
Parallelamente alle consultazioni il professore di diritto scelto dal M5S si ritrova, infatti, a fare subito da mediatore in un braccio di ferro potenzialmente esplosivo, quello tra Quirinale e M5S-Lega sulla scelta di Paolo Savona. Un nome al quale Luigi Di Maio e Matteo Salvini, consapevoli del già fragilissimo equilibrio nel'assegnazione dei ministeri, non vogliono rinunciare, nonostante i segnali negativi arrivati anche dal Colle.
L'obiettivo di giurare già sabato a tarda sera sembra quindi allontanarsi. Oggi, in una nuova girandola di incontri e/o contatti con i leader di Lega e M5S, Conte sarà chiamato a districarsi tra gli avvertimenti del presidente Mattarella e la tenaglia Di Maio-Salvini. E avrà un duplice compito: non deragliare dal binario del contratto di governo e ammorbidire, allo stesso tempo, la trincea pentaleghista su Savona. I toni di M5S e Lega sull'ex ministro del governo Ciampi, invero, al termine delle consultazioni appaiono meno assertivi e forse questo è un segnale che sia Di Maio e Salvini stiano pensando ad un'alternativa.
Ma la ricerca non è semplice, anche perché il piano B iniziale, con Giancarlo Giorgetti al Mef, continua a mietere malumori nel M5S e rischia di far cadere l'intero puzzle di governo. Nel Movimento un po' di nervosismo serpeggia soprattutto tra chi pensa che alla Lega si stia concedendo troppo.
In Transatlantico si vedono parlare a lungo Stefano Buffagni e Gianluigi Paragone e nel pomeriggio anche Di Maio compare nel cortile della Camera e incontra Carlo Sibilia, esponente della vecchia guardia che in mattinata aveva elaborato, via Facebook, il suo endorsement per Savona. Sempre via Facebook l'ortodosso Andrea Colletti si schiera invece contro l'economista sardo e i nomi "impuri": "La speranza è quella di trovare persone che meritano la nomina, che non hanno albergato nel sottobosco politico e, soprattutto, che non sono stati ministri", è il messaggio di Colletti.
In questo quadro si sono aggiunti anche i nodi dei Trasporti e del superministero Mise-Lavoro. Sul primo, non piace al M5S il nome di Giuseppe Bonomi (in corsa c'è anche Giorgetti) e, soprattutto, il Movimento sembra non essersi ancora arreso a perdere il dicastero. Sull'accorpamento di Sviluppo e Lavoro, che avrebbe Di Maio come capo, è la Lega invece a non essere convinta. Con il tema delle Tlc a fare da delicata appendice, anche perché guardata con grande attenzione da Silvio Berlusconi.
Anche la Sanità è in bilico mentre gli Esteri sembra destinato, come l'Economia, ad avere una figura tecnica, ma di area M5S. Il nome, tuttavia, ancora non c'è: le chance di Giampiero Massolo sembrano in caduta e l'idea di virare sull'ex montiano Enzo Moavero Milanesi crea più di un grattacapo a Di Maio. Outsider, l'ambasciatore Pasquale Salzano, vicino al Movimento. Più facile, forse, trovare la quadra sugli altri ministeri. L'Istruzione andrà al M5S: favorito resta Vincenzo Spadafora (anche se a riguardo emergono i primi malumori nel M5S), outsider possibili Michela Montevecchi e Filomena Maggino.
Per la Difesa in pole resta Emanuela Trenta, per la Giustizia Alfonso Bonafede.
La Lega potrebbe presentare Giulia Bongiorno ai Rapporti con il Parlamento, Nicola Molteni all'Agricoltura, Simona Bordonali alla Famiglia, Gian Marco Centinaio al Turismo-Affari Regionali. Lorenzo Fontana sembra in corsa come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo per cui resta attualissimo anche lo stesso Giorgetti.
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