La bufera sul curriculum di Giuseppe Conte, il riaffacciarsi dell’ipotesi Luigi Di Maio premier, lo stop di Matteo Salvini, che torna a ventilare il ritorno al voto. Doveva essere una giornata di riflessione, prima della stretta finale sul governo. E invece diventa giornata di tensione, che fa vacillare il nome del professore di diritto, su cui i leader di M5s e Lega avevano trovato una difficile quadra.
In mattinata, mentre Sergio Mattarella riceve i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, sulla stampa rimbalzano due polemiche che investono il nome di Conte. C'è da un lato il legame con la vicenda Stamina, da legale di una famiglia coinvolta, dall’altro la New York University, che smentisce che Conte abbia «perfezionato» i suoi studi lì, come da suo curriculum. Durante la giornata Davide Vannoni, il padre del metodo Stamina, smentisce contatti con Conte. E M5s dichiara che il professore nell’ateneo americano ha compiuto ricerche e perfezionato l’inglese giuridico, pur non essendone stato studente. «Sono tutte stupidaggini, sarà un buon premier», assicura l’ex moglie del professore, che continua a tacere.
Ma la vicenda del curriculum ha eco internazionale, spuntano dubbi anche sulle frequentazioni delle università di Vienna e Cambridge. Mattarella, che compie un’attento vaglio del profilo del candidato premier, sceglie di prendere tutto il tempo necessario: il prescelto non dovrebbe essere convocato al Quirinale per il conferimento dell’incarico prima di giovedì.
Intanto, però, la bufera su Conte, che si somma ai dubbi su Paolo Savona, il prof anti-euro indicato dalla Lega per il ministero dell’Economia, fa traballare l’intesa giallo-verde. Di Maio e Salvini si incontrano a pranzo in una mensa nel centro di Roma.
Ed è mistero su un colloquio dei due con Conte, in un primo momento confermato da fonti del Movimento. «Non sanno che inventarsi», sbotta Di Maio quando al termine dell’incontro gli chiedono delle polemiche su Conte. Mentre Salvini difende a spada tratta Savona: «Mi piacerebbe molto, sarebbe una garanzia per gli italiani». Ad agitare le acque però c'è un’idea che torna a farsi largo tra i Cinque stelle: se Conte non regge allo "stress test", meglio tornare al nome di Di Maio per Palazzo Chigi. Alla Lega, magari con un dirigente come Giancarlo Giorgetti, potrebbe andare l’Economia e altri ministeri di peso.
Salvini, però, «ripete» il suo no fermo alla premiership 'stellatà. E avverte: «Noi abbiamo fatto tutto il lavoro e gli sforzi possibili, siamo pronti. Non c'è tempo da perdere: o si cambia l’Italia, o si vota».
Come a dire: se non c'è l’intesa nessuna paura ad andare a elezioni anticipate. Intanto anche i Cinque stelle, con Giulia Grillo e Laura Castelli, assicurano che si va avanti sul nome di Conte: «Ci mancherebbe!». E anche sull'82enne Savona, il cui profilo sembra destare più di una perplessità al Colle, i pentastellati rassicurano i futuri alleati di governo. Ma la Lega non si fida. E con Lorenzo Fontana avverte: «Se salta Conte bisognerebbe tornare a ridiscutere tutto. E un veto su Savona sarebbe un bel problema».
S
i va avanti, dunque. Ma l’esito delle trattative non è scontato. E neanche la squadra dei ministri, su cui M5s e Lega continuano a trattare, anche se ora, in ossequio alle prerogative del Quirinale, precisano: «I nomi al Colle li farà il premier incaricato». Intanto la Cei, con le parole del presidente Gualtiero Bassetti, avverte che il passaggio è delicato: «Ricordiamo a tutti come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare il Paese. Occorre questo Paese conoscerlo davvero. Grazie a Mattarella per la sua guida paziente».
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