Lega e M5s confermano al Presidente della Repubblica le indiscrezioni della vigilia e portano al Colle il nome del 54enne Giuseppe Conte come il loro candidato alla presidenza del nascituro governo giallo-verde.
Il docente di diritto privato, una cattedra a Firenze, componente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa e avvocato cassazionista del Foro di Roma è il profilo che mette d’accordo i due partner di governo ma soprattutto è la carta che Luigi Di Maio e Matteo Salvini si giocano per convincere il Colle e rassicurare l’Europa, nel giorno in cui i mercati già minacciano l’assedio al nuovo esecutivo. Che ancora prima di prendere forma se la deve vedere con le pressioni dello spread, schizzato ad un passo da quota 190, ai massimi dallo scorso giugno, il calo della Borsa di Milano, i giudizi negativi delle agenzie di rating, con Fitch che avverte del pericolo di una crescita del rischio-Paese. E con le dichiarazioni al curaro del leader del Ppe, Manfred Weber, che mette in guardia l’Italia dal rischio di provocare una nuova crisi dell’euro: «state giocando col fuoco».
Così, mentre Sergio Mattarella, preoccupato per le reazioni dei mercati, convoca per domani i presidenti di Camera e Senato, i due leader delle forze giallo-verdi si lanciano all’attacco. E mentre Luigi Di Maio mantiene un profilo più low, limitandosi a chiedere all’Ue di consentire al governo del cambiamento di dare prova della sua affidabilità, «poi ci criticate, ma almeno fateci partire», Matteo Salvini è tranchant.
«Weber pensi alla Germania che al bene degli italiani ci pensiamo noi» ruggisce il segretario del Carroccio. «Scherza col fuoco chi non rispetta la democrazia» gli fa eco il M5s anche se è soprattutto il leader della Lega, in procinto di incontrare in settimana lo stratega di Donald Trump Steve Bannon, che va all’affondo. «Io sono civile, educato e rispettoso, ma basta. Come è possibile farsi dare minacce e ordini da chi ha portato l’Italia al massimo della precarietà?».
Di certo non aiuta la causa gialloverde l’endorsement del Front National con Marine Le Pen che esulta per le notizie sull'imminente governo Lega-M5S: «I nostri alleati arrivano al potere e aprono prospettive strabilianti, innanzitutto con il grande ritorno delle Nazioni!».
E’ uno scenario, quello che sta mondando intorno al governo Lega-M5s, che non rasserena certo il Capo dello Stato che ora intende vagliare con cautela la composizione della squadra di governo che Di Maio e Salvini affermano di avergli consegnato. Come le tensioni sui mercati, al Presidente preoccupano in particolare i ministri economici e in particolare quello del Tesoro per il quale è in predicato anche l’allora ministro del governo Ciampi, Paolo Savona, economista anti-euro.
Ma i due leader formalmente glissano sulla composizione della squadra. Il leader M5s parla di un «giorno storico» e assicura che con questo governo partirà la «terza Repubblica». Incontrando i parlamentari, accolto da un lungo applauso per il risultato ottenuto fino ad ora, assicura che il candidato premier prescelto «tutti se lo immaginano come una persona debole, invece è uno veramente tosto. Ed incarna i valori M5s». Salvini, dal Quirinale, prova a intanto a calmare le acque e assicura: «nessuno ha niente da temere dalle nostre politiche economiche» e promette di voler ridurre il debito e voler far crescere il paese «rispettando tutte le normative e i vincoli».
Mentre si discute di squadra si chiude, intanto, la possibilità di un allargamento a Fdi. Nonostante il colloquio lungo e cordiale tra Meloni e Salvini, il vertice tra i due si conclude con una fumata nera: Fdi non entrerà al governo e domani dovrebbe ufficializzare la decisione.
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