Lunedì 18 Novembre 2024

Lega e M5s a un passo dall'accordo per il governo: un nuovo incontro poi al Quirinale col nome del premier

Ormai è una questione di ore: dopo due mesi e mezzo di vertici, tavoli, incontri, frenate e accelerazioni, la Lega e i Cinque Stelle sono a un passo dalla formazione del governo. Archiviato il via libera al contratto, ieri sul web pentastellato, in queste ore ai gazebo della Lega, domani Matteo Salvini e Luigi Di Maio si vedranno per l’ultimo faccia a faccia prima di salire lunedì al Colle con il nome del premier. Sarà l’ultima tappa di un cammino iniziato oltre 70 giorni fa, ma tutto lascia presagire che alla fine l’esecutivo giallo-verde potrebbe vedere la luce già nella prossima settimana. Dopo Matteo Salvini, anche Luigi Di Maio, con una battuta oggi certifica il suo «passo indietro». Ora la caccia è quindi a un «terzo uomo», a un esponente «di area Cinque Stelle», come sottolinea il numero due del Carroccio, Lorenzo Fontana, ma anche, «una figura che vada bene a entrambi, con una esperienza professionale incontestabile e che condivida e abbia contribuito alla stesura del programma», aggiunge Salvini. La girandola dei nomi è sempre quella, dai due professori Conte e Roventini, agli esponenti pentastellati Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Nel frattempo, tuttavia continuano le scintille sui nodi ancora aperti, cioè i rapporti interni al centrodestra e le ultime divergenze sul programma tra Lega e M5s, soprattutto su Ilva e Tav. E puntuale arriva l’avvertimento di Salvini: «Sono fiducioso: abbiamo già fatto un lavoro che non è mai stato fatto nella storia della Repubblica italiana, ossia definire un programma punto per punto da rispettare mese per mese, e se poi qualcuno non rispetterà questo programma salta tutto». Luigi Di Maio, invece, vede roseo: «Questo sarà un governo inaspettato, ma è anche un governo votato dal popolo italiano e tutti se ne devono fare una ragione». Anche Lorenzo Fontana, numero due del Carroccio, vede il traguardo vicino. Il governo giallo-verde , ammette, «non starà simpatico a tanti in Europa», tuttavia ricorda che «una certa nomenklatura, dopo la vittoria di Trump e della Brexit, che non è più forte di tanti anni fa», e che quindi «sarebbe bello che questo governo almeno ci provi». Non è aria che Salvini possa fare marcia indietro e tornare all’ovile di Berlusconi. Fontana, che di Salvini è il braccio destro, esclude ogni ripensamento dell’ultimo momento, così come richiesto ieri dal Cavaliere: «Sono ridotte a zero le possibilità che Salvini torni a casa, da Berlusconi», conferma su SkyTg24. Nel frattempo, il partito azzurro continua a cannoneggiare l’esecutivo, prima ancora che veda la luce. Secondo l’ex Presidente del Senato, Renato Schifani, con il contratto M5s-Lega «l'Italia rischia di fare un passo indietro». «Sul piano delle politiche del lavoro, delle infrastrutture, e più in generale sul rilancio dell’economia del Mezzogiorno - incalza l’ex seconda carica dello Stato - l’intesa raggiunta tra grillini e leghisti apre scenari preoccupanti». Mentre per la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, sta per nascere «il governo dei 'no', a trazione grillina. 'No' alla Tav, 'no' all’Ilva, 'no' a politiche differenziate e più incisive per il Mezzogiorno, 'no' a una chiara indicazione dei rapporti costi-benefici di ogni singola proposta programmatica del 'contratto'. Insomma siamo alla vigilia di una grande incognita che al momento destabilizza i mercati e fa storcere il naso ai nostri partner europei». Malgrado queste bordate, Salvini, dopo aver votato a un gazebo milanese, cerca di gettare acqua sul fuoco: «Con questo contratto conto di dare risposte non solo agli elettori della Lega ma anche di centrodestra». Berlusconi premier? «In democrazia decidono gli italiani», taglia corto.

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