La procura generale di Milano non si opporrà alla riabilitazione concessa a Silvio Berlusconi dal Tribunale di Sorveglianza. L'ex premier è di nuovo candidabile, anche se il provvedimento era già esecutivo.
Il procuratore generale Roberto Alfonso e il sostituto pg Maria Saracino, nel decidere di non opporsi alla riabilitazione concessa a Silvio Berlusconi e restituendo il fascicolo al Tribunale di Sorveglianza, hanno valutato che la decisione non presenta vizi di legittimità, perché la stessa Cassazione dice che i carichi pendenti, come i procedimenti sul caso Ruby ter, non sono di ostacolo alla valutazione di buona condotta.
L'ex premier, dunque, aveva diritto ad avere la riabilitazione e i requisiti c'erano.
Stando a quanto è stato spiegato dalla Procura generale, Alfonso e Saracino, dopo aver esaminato il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza depositato venerdì scorso (hanno chiesto tutto il fascicolo, allegati compresi), hanno deciso di non opporsi davanti allo stesso collegio della Sorveglianza (la strada successiva, semmai, sarebbe stata la Cassazione, non più percorribile ora) e hanno restituito oggi gli atti agli stessi giudici.
Il Tribunale nel provvedimento spiegava che per accertare la "buona condotta", requisito 'chiave' per la riabilitazione, "non possono essere presi in considerazione i comportamenti anteriori" - neppure nel caso rivestano "valenza negativa" - ai tre anni successivi all'espiazione della pena. E scrivevano che l'ex premier "non ha riportato condanne ulteriori" dal 2015 in poi "neanche per fatti antecedenti". E poi le "informazioni di Polizia e dei Carabinieri", ossia le relazioni delle Questure di Milano e Roma e dei militari di Monza, redatte tra aprile e il 4 maggio scorso, "danno conto di una buona condotta" e non riportano segnalazione negative. Solo due denunce del 2013 per diffamazione e "reati di scambio elettorale e truffa", entrambe archiviate.
E i "carichi pendenti" dei procedimenti Ruby ter in corso a "Milano, Roma e Torino" non escludono "di per sé la sussistenza della regolarità della condotta". E ciò anche se la presunta corruzione in atti giudiziari contestata in alcune tranche arriva sino al "28 gennaio 2016", ossia nel periodo dopo l'espiazione pena. Sul punto, i giudici hanno spiegato di aver seguito la Cassazione, secondo la quale "la mera pendenza di un procedimento penale per fatti successivi a quelli per cui è intervenuta la condanna" non è di "ostacolo" all'accoglimento della riabilitazione, perché vale la "presunzione di non colpevolezza".
I pg, dopo aver vagliato anche le informative, hanno ritenuto che i giudici hanno seguito la giurisprudenza consolidata e che il provvedimento non presenta vizi di legittimità e non c'erano spazi di impugnazione. Tra l'altro, nel codice penale c'è l'articolo 180 che regola la revoca della riabilitazione nel caso in cui la persona commetta, "entro sette anni" da quando è stata riabilitata, reati dolosi con condanna definitiva ad una pena non inferiore ai due anni.
Berlusconi intanto è giunto a Sofia per il vertice del Ppe che precede il summit tra l'Ue e i Balcani occidentali. Il leader di Forza Italia, che è alla sua prima uscita pubblica dopo la riabilitazione da parte del tribunale di Milano, non si è fermato a rispondere alle domande dei giornalisti.
Poco prima di Berlusconi è giunto al Boyana Residence, sede del vertice, il primo ministro ungherese Victor Orban. Sono presenti, tra gli altri, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il primo ministro bulgaro Boyko Borissov, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. Non prende parte alla riunione la cancelliera tedesca Angela Merkel.
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