Impegno massimo sui temi e ancora nessuna intesa sui nomi. A 24 ore dalla scadenza fissata dal Quirinale per la presentazione del governo di intesa tra M5S e Lega il nome del nuovo premier ancora non c'è e neanche la squadra di governo. «Di nomi non abbiamo parlato, oggi si parla del contratto di governo», fa sapere infatti Luigi Di Maio arrivando alla nuova riunione con il possibile futuro alleato. «Sono contento - fa eco Matteo Salvini - perché si sta parlando di temi, non di nomi, non di cognomi, non di ministri». Nella ridda di voci e ipotesi, si sarebbero ridotte quasi a zero le chance che a Palazzo Chigi arrivi Giampiero Massolo, ex segretario generale alla Farnesina, ai vertici dei Servizi e oggi presidente di Fincantieri, giudicato anche dalla base «fin troppo uomo di apparato e di sistema». Sembrerebbero invece ancora in pista l’attuale segretario generale agli Esteri, Elisabetta Belloni, come pure il professor Giacinto Della Cananea. Lo stesso vale per il leghista Giancarlo Giorgetti così come resta sempre possibile, ma improbabile, l’ipotesi di una staffetta fra i due leader. Decisamente in calo le quotazioni di Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro nel governo Letta , e quelle di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review. Per quanto riguarda i ministeri, il vaglio del presidente della Repubblica si annuncia attento in particolare su quelli più sensibili come Esteri, Difesa, Giustizia e, naturalmente, l’Economia. I leghisti Claudio Borghi e Armando Siri (uno degli ideologi della Flat Tax), oltre che Giancarlo Giorgetti, sono in corsa per l’Economia mentre per lo sviluppo economico potrebbe essere scelto Lorenzo Fioramonti (M5S). A guidare via Arenula potrebbe arrivare l’avvocato, eletta nelle liste della Lega, Giulia Bongiorno; in alternativa l'esponente sempre del Carroccio Nicola Molteni, presidente della Commissione speciale di Montecitorio o, se a conquistare la Giustizia fosse il M5S, potrebbe spuntarla Alfonso Bonafede.