La strada ormai sembra segnata. Un governo di tregua, neutrale, con l'obiettivo di arrivare all'inizio del 2019 e salvare così il Paese dall'esercizio provvisorio e dall'aumento dell'Iva.
Il centrodestra resta unito e chiede al presidente della Repubblica il mandato per andare in Parlamento e verificare i numeri e una maggioranza. La decisione è maturata nel vertice di questa mattina a Palazzo Grazioli. All'appello di Di Maio che chiedeva un premier terzo escludendo Berlusconi arriva un secco no. Ma, anche nell'eventualità di dover tornare subito al voto, serve un governo.
E sembra esclusa la possibilità che possa essere Paolo Gentiloni a guidare questo percorso. Per due ragioni: primo perchè non sarebbe il caso di far gestire un passaggio così delicato da un Governo dimissionario e politicamente ben definito; secondo perchè con tutta probabilità Gentiloni potrebbe essere il candidato premier del Pd ed è evidente che non può avere due parti in commedia.
Insomma, in attesa delle determinazioni di Sergio Mattarella si conferma la volontà di mandare in Parlamento un governo in ogni caso neutrale, ove non si materializzasse l'accordo tra Lega e Movimento Cinque stelle.
Resta poi l'interrogativo della data del voto. Se il governo del presidente non ottenesse la fiducia del Parlamento, si materializzano due strade: o il voto a luglio o a fine settembre-primi di ottobre. Vediamo perchè. Se già la prossima settimana il governo del presidente non ottenesse la fiducia, il presidente dovrebbe sciogliere le Camere e il voto cadrebbe in piena estate, a luglio. A meno che non si materializzassero una richiesta e un accordo tra le forze politiche per permettere al governo sfiduciato di andare avanti per qualche settimana.
Infatti, per votare a ottobre il presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere le Camere non prima di fine luglio.
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