Nel Pd viene sancita la tregua. La Direzione del partito, infatti, approva all'unanimità la relazione del segretario reggente Maurizio Martina, dandogli un mandato pieno fino all'Assemblea nazionale. Sarà ancora lui a guidare il partito nel confronto con il Quirinale in questa delicata fase che vede nuove consultazioni già da lunedì prossimo. I Dem evitano così ancora una volta la conta, dopo aver evocato nei giorni scorsi addirittura la scissione: una conclusione che ognuno delle parti in campo rivendica come un successo, e che vuole essere "un segnale per il popolo del Pd frastornato e stordito", secondo le parole di Dario Franceschini a fine giornata. Per tutta la mattina e il primo pomeriggio le diverse correnti si sono riunite e si sono confrontate, tanto che la stessa Direzione è iniziata con un'ora di ritardo. Il reggente Maurizio Martina, nella relazione ha dedicato una parte all'analisi del voto, impietosa rispetto alla sconfitta e alla lettura troppo ottimistica della situazione del Paese data in passato dal Pd sotto la guida di Matteo Renzi: una parte che le minoranze di Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e Michele Emiliano hanno apprezzato. Quanto al presente, Martina non solo ha condiviso il "niet" di Renzi a un governo "di Salvini o Di Maio", ma ha escluso qualsiasi accordo con M5s. Un passaggio che ha fatto esultare i renziani. Martina ha chiuso chiedendo la fiducia e il mandato pieno a condurre le consultazioni con il Capo dello Stato, con il quale, spiega il reggente chiamando l'applauso anche di Renzi, "dovremo avere un atteggiamento costruttivo". Mentre i renziani predisponevano un Documento redatto da Lorenzo Guerini, in cui si confermava la fiducia a Martina ma venivano inseriti una serie di elementi sui tempi del congresso che avrebbero diviso le altri correnti, si è svolta la discussione. Da Cuperlo e Orlando sono arrivate critiche alle recenti mosse di Renzi, ma se ne è preso atto, mentre Michele Emiliano e Francesco Boccia hanno rilanciato l'accordo con M5s. La critica di Orlando e Cuperlo è che la linea di Renzi rischia di portare diritti alle urne anticipate. Dario Franceschini ha anch'egli preso atto che "da domenica un accordo con M5s non è più all'ordine del giorno", ma in prospettiva a esortato a riaprire un confronto con i pentastellati: in un sistema tripolare e proporzionale, ha detto, il tema delle alleanze è "ineludibile" e se il Pd respinge il dialogo con M5s, lo si spingerà verso la destra, con la prospettiva di perdere anche molte elezioni amministrative. Franceschini, il più duro nei giorni scorsi con Renzi, ha usato toni morbidi invitando ad un voto unitario. Alla fine il documento Guerini è stato ritirato, e la Direzione ha votato all'unanimità la relazione del reggente. Il primo voto all'unanimità dopo l'ultimo congresso. I renziani alla fine hanno rivendicato l'approvazione della linea anti-M5s: Martina ha incassato il mandato pieno a condurre le consultazioni; le altre correnti sono soddisfatte per il sì ad un governo istituzionale o del Presidente. Una tregua che durerà fino all'Assemblea nazionale, forse entro maggio. "Dalla direzione più forza al Pd per affrontare i prossimi passaggi difficili", è la soddisfazione del premier Paolo Gentiloni.